«..Come anche noi li abbiamo rimessi..»

Chiese riformate chiedono l’immediata cancellazione del debito pubblico delle nazioni più povere

 

In un appello congiunto per la giustizia economica, leader religiosi, teologi, attivisti e operatori missionari di tutto il mondo si sono riuniti a Londra per una consultazione organizzata dalla Comunione Mondiale delle Chiese Riformate (Wcrc) e dal Consiglio per la Missione Mondiale (Cwm).

 

La consultazione, parte della campagna “Trasforma il Debito in Speranza”, chiedeva l’immediata cancellazione del debito globale ingiusto e insostenibile. Il debito pubblico globale ha superato i 100.000 miliardi di dollari nel 2025, mentre il prodotto interno lordo globale è solo triplicato dal 2000. I partecipanti hanno sottolineato che i paesi a basso e medio reddito sono i più colpiti, con le cifre stanziate per sanare in parte il debito che spesso superano la spesa per sanità,

istruzione e infrastrutture di base.

 

Un comunicato diffuso al termine dell’evento afferma: «Mentre le nazioni occidentali salvano le loro banche e le loro aziende, i paesi africani (compresa la diaspora africana), latinoamericani, caraibici, asiatici e del Pacifico sono esortati a stringere la cinghia e privatizzare le loro risorse. Il messaggio è chiaro: alcune vite contano più di altre».

 

Il Dott. Patrick Bond dell’Università di Johannesburg ha aperto la consultazione con un intervento che ha inquadrato la crisi del debito all’interno delle strutture politiche ed economiche globali. Ha inoltre tracciato connessioni tra debito sovrano ed emergenza climatica, sostenendo che entrambi derivano da sistemi che sfruttano le persone e il pianeta.

Daimon Mkandawire, segretario di missione per l’ecologia, l’economia e la regione africana presso la Cwm, ha lanciato un forte appello teologico e morale all’azione. «Le crisi gemelle del debito economico ed ecologico non sono scollegate: sono sintomi dello stesso sistema di sfruttamento che tratta sia la Terra che i poveri come sacrificabili» ha affermato. «In questo momento di kairos, la Chiesa deve emergere, non come un osservatore passivo, ma come una comunità profetica di resistenza e riparazione. La cancellazione del debito non è solo fiscale, è teologica. Si tratta di smantellare l’architettura dell’avidità, riparare le ferite della violenza ecologica e proclamare un’economia in cui il creato prospera e ogni forma di vita fiorisca. Questa è la missione a cui siamo chiamati: audace, dirompente e vivificante».

 

Il Reverendo Anderson Jeremiah, vescovo di Edmonton della Chiesa d’Inghilterra, ha pronunciato il discorso principale, sottolineando il ruolo della Chiesa nella promozione della giustizia economica e sociale. «La Chiesa esiste nella nostra società contemporanea come opera e strumento della giustizia di Dio», ha affermato Jeremiah. «Dovrebbe essere come un sacramento che dimostra un’umanità nuova e liberata. Qualsiasi struttura socioeconomica che non sia in linea con le esigenze della dignità umana vissuta in comunità deve essere messa in discussione e radicalmente modificata». La consultazione ha ribadito il ruolo delle comunità di fede nel promuovere un cambiamento strutturale e ha fatto riferimento agli insegnamenti biblici a sostegno della cancellazione del debito. «La cancellazione del debito è la preghiera di ogni cristiano quando dice: ‘rimetti i nostri debiti, come noi li rimettiamo a coloro che hanno debiti con noi’», ha affermato il pastore Philip Vinod Peacock, segretario esecutivo per la giustizia e testimone della Wcrc. «È tempo di vivere questa preghiera nelle politiche pubbliche e nella solidarietà globale».

 

I partecipanti hanno concluso la consultazione impegnandosi a rafforzare l’advocacy internazionale e l’azione locale di base. Con l’avvicinarsi del 25° anniversario del movimento Jubilee 2000, i leader religiosi hanno sottolineato che la lotta per la giustizia del debito rimane incompiuta e più urgente che mai.