
Eugenio Corsini narratore e poeta
Echi biblici nei racconti e nei versi dello studioso dell’Apocalisse
Eugenio Corsini (1924-2008), noto biblista, studioso in particolare dell’Apocalisse, è stato anche scrittore di narrativa e poeta, ma perlopiù sconosciuto; compare ora la sua produzione letteraria, in occasione del centenario della nascita. Sono due volumi usciti in contemporanea per Lindau, e curati da importanti studiosi: La rondine bianca e altri racconti – con una densa e ampia introduzione di Valter Boggione – e le poesie Come è questo giorno e altro, introdotte e commentate con rigore e acutezza da Giovanni Bàrberi Squarotti.
I racconti hanno come epicentro le Langhe, terra d’origine dello scrittore – e dell’amico Fenoglio – a cui sempre ritornava, nell’antica e bellissima casa di San Benedetto. È un mondo antico, contadino, collocato negli anni della guerra, immerso in una natura fatta di torrenti, brume, boschi e forre, che non ha niente di idilliaco, ma è percorso invece da violenza e morte, sia tra gli abitanti, per dinamiche ancestrali, rancori e soprusi, sia nelle offese di opposti schieramenti della guerra, da ambo le parti. E questo mondo, dipinto a tinte vivide, è espresso anche dal punto di vista lessicale con echi delle forme dialettali, inserendo la narrazione nella corrente neorealistica del dopoguerra.
«La rondine bianca», da cui il titolo della raccolta, piacque a Italo Calvino (che lo definì «il più bel racconto del dopoguerra»): si conserva presso l’Archivio Einaudi la corrispondenza tra i due letterati, a cominciare dal 1957, quando Corsini inviò alla casa editrice i suoi racconti, «che rivelano che Lei sa vedere e raccontare» – commentò Calvino, precisando che il suo era «un parere personale», e concludendo: «mando i suoi racconti a Vittorini». Il quale evidentemente non fu dello stesso parere (ma sappiamo che rifiutò anche La paga del sabato di Fenoglio…).
Si protraggono nel tempo in lunga serie rifiuti e delusioni, fino alla stroncatura finale di Calvino nel 1964, che pur riconoscendo le doti del narratore («C’è sempre poesia in quello che scrivi»), gli consiglia di battere strade diverse, perché il libro, «già non nuovo» negli anni in cui l’aveva letto per la prima volta, gli sembra ora «irrimediabilmente datato, per il “modo di raccontare brutal-contadino”, l’incapacità di staccarsi da “un tipo di letteratura alla Grazia Deledda”». Se si aggiungono i consigli del cardinal Michele Pellegrino, con cui Corsini aveva ormai da qualche anno cominciato a lavorare presso la cattedra torinese di Letteratura cristiana antica, di lasciare i divertissement per dedicarsi agli studi seri – commenta concludendo Boggione – «ce n’era a sufficienza per abbandonare ogni velleità letteraria». Lo stimolava invece a proseguire l’amico letterato e poeta a sua volta Giorgio Bàrberi Squarotti, in particolare per quanto riguardava la produzione poetica. E a parer mio è proprio questo settore quello in cui si esprime la più profonda ispirazione di Corsini, in una sua particolare originalità espressiva, con un’intensità che non ha eguali.
Come nei racconti, anche nelle poesie è il tema biblico del male il filo conduttore, tema che ha percorso del resto tutto il suo lavoro di biblista, in particolare della sua più importante opera, il controverso studio sull’Apocalisse, in cui sostiene che questa c’è già stata: «Ed è la rivelazione della storia dell’umanità segnata dal male e dalla violenza, e redenta dal sacrificio di Cristo sulla croce», nota Boggione.
Sono versi terribili, della terribilità del Sacro, inferi e cielo, sopra e sotto, di una potenza spirituale sconvolgente, che rimandano a dense allusioni, riferimenti biblici e profani, greci, latini, ebraici, ma c’è anche l’Oriente (grandioso il lavoro di decrittazione di Giovanni Bàrberi): poesia colta, poesia che trascende la piattezza dell’oggi, non so se il lettore odierno potrà comprenderla nella sua drammaticità… Versi che andrebbero letti ad alta voce, anche senza percepirne il complesso significato, ma gridati nella loro potente risonanza da un grande attore, un Vittorio Gassman a esempio. Sono versi veggenti, apocalittici davvero, visionari, demoniaci, al limite della blasfemia, con uno slancio oltre la morte e il nulla, ma carnali di vita, e al tempo stesso intrisi di sangue: omicidio, suicidio… il Male. Terribili, ancora una volta. E bellissimi.
* Eugenio Corsini, La rondine bianca e altri racconti, a cura di Valter Boggione. Torino, Lindau, 2024, pp. 376, euro 26,00; Come è questo giorno – e altro. Poesie 1952-1985, a cura di Giovanni Bàrberi Squarotti. Torino, Lindau, 2024, pp. 144, euro 14,00.