
J. S. Bach messo in blues da un pianista jazz
Il Torino Jazz Festival propone musiche tra il blues e Bach con Enrico Pieranunzi trio e l’orchestra Filarmonica italiana
Sabato sera presso il Conservatorio Giuseppe Verdi di Torino alle 21 nel fitto programma del Torino Jazz festival emerge nel percorso dedicato ai grandi pianisti, l’Enrico Pieranunzi trio e che, insieme all’orchestra Filarmonica italiana, proporrà musiche tra il blues e J. S. Bach.
Enrico Pieranunzi è certamente tra i pianisti italiani – di jazz e non solo -, uno tra più noti e appezzati al mondo.
In passato aveva già portato in scena progetti capaci di combinare elementi blues con la musica barocca, ma il 26 aprile proporrà l’ultimo, intitolato «Blues & Bach».
Un percorso musicale, pensato da Michele Corcella per «contaminare» sonorità diverse e per rendere omaggio a un grande musicista e al suo sogno, quello di John Lewis che voleva unire due tradizioni musicali per esplorare il rapporto tra il jazz e la musica classica europea, in particolare la musica di Bach.
John Lewis è stato il fondatore del Modern Jazz Quartet ed era un grande appassionato dell’opera bachiana, credeva profondamente nella possibilità di poter unire il linguaggio barocco con il blues, grazie all’improvvisazione jazzistica.
Enrico Pieranunzi, un po’ come tutti i musicisti impegnati in studi classici (percepibili nel suo tocco pianistico unico e prezioso) si era confrontato con le composizioni di Bach già in giovane età con i primi esercizi pianistici presso il Conservatorio.
Classe 1949, Pieranunzi è dunque un compositore, un arrangiatore, come pianista ha registrato più di settanta cd musicali a suo nome, spaziando dal piano solo al trio, dal duo al quintetto, collaborando in concerto e in studio d’incisione anche con tanti musicisti internazionali di calibro quali Chet Baker, Lee Konitz, Paul Motian, Charlie Haden, Chris Potter, Marc Johnson, Joey Baron.
Bach, è il «musicista teologo» per eccellenza, così lo definì il giurista e musicologo Gianni Long, nel libro edito dall’editrice Claudiana nel 1997.
Afferma Long che, «gli elementi teologici più rilevanti che emergono dalle opere di Bach sono tre: l’idea trinitaria, la sottolineatura della croce di Cristo, la giustificazione per grazia» (op. cit., p. 295), che corrispondono al nucleo del pensiero teologico di Lutero. Il riferimento alla Scrittura è quasi sempre una costante nelle composizioni di Bach, i testi da lui composti erano il più delle volte direttamente o indirettamente ispirazioni di derivazione biblica: «La Passione secondo Giovanni» che ha tradizionalmente ricevuto meno attenzione della celebre «Passione secondo Matteo» fu eseguita per la prima volta sotto le volte gotiche della Chiesa di San Nicola a Lipsia durante i Vespri del Venerdì Santo il 7 aprile 1724. Per il musicologo tedesco Christoph Wolff, fu quello «il più grande evento musicale di quell’anno».
Nel libro L’universo musicale di Bach il musicologo ricorda anche che: «Per tutta la sua lunga vita, Johann Sebastian Bach espresse le proprie idee in termini puramente musicali. Da sempre riluttante all’idea di scrivere riguardo alle proprie vicende e al proprio lavoro, preferiva che fosse la sua arte a parlare di lui e per lui. Selezionando con cura i pezzi e disponendoli secondo un preciso ordine all’interno di raccolte progettate nel dettaglio, Bach diede vita a un vero e proprio universo, un modello di composizione ancora oggi in continua espansione, a cui guardano, inevitabilmente sedotti, ascoltatori, musicisti, matematici e chiunque non possa fare a meno della musica nella propria esistenza».
Anche Pieranunzi, che non può fare a meno della musica nella sua esistenza, conserva tanti ricordi legati all’approccio con Bach, e li ha raccontati alla Società Bachiana Italiana ribadendo che già in precoce età, mentre frequentava il quinto anno di studi a soli 12 anni, uscì in sorteggio L’invenzione n°8 in fa maggiore a tre voci e che lui dovette seguire: «Bach – dice Pieranunzi – oltre a essere stato tutto ciò che di lui oggi si conosce e si apprezza, fu a mio avviso anche un compositore e musicista “fisico”. Oltre a essere un grande esecutore e improvvisatore. La sua fisicità innata e percepibile nelle sue composizioni e contribuisce a rendere ancora oggi Bach uno tra i compositori più trascritti al mondo. Trascrivibile perché la sua musica ingloba rapporti sonori e geometrie ritmiche quasi sovra-umane. Tuttavia – ha precisato Pieranunzi –, Bach non è così facilmente “jazzificabile” come si potrebbe pensare. I musicisti di jazz lo amano perché la sua musica esprime sapienza, contrappunti carichi di pathos, geometrie mentali incredibilmente giuste. In Bach tutto è giusto, tutto è cantabile tutto eseguibile, anche attraverso la corporeità. La musica e la spiritualità di Bach, caratterizzate da questa “fisicità” e da una certa trasgressività sonora sono il “corpo” del compositore e questo “corpo” aiuta a far emergere anche la fisicità dell’esecutore. Una emotività sonora che rende Bach il compositore barocco tra i più amati dai Jazzisti».
Il concerto di sabato che vedrà Enrico Pieranunzi al pianoforte, Luca Bulgarelli al contrabbasso, Mauro Beggio alla batteria con l’Orchestra Filarmonica Italiana e Michele Corcella agli arrangiamenti e alla direzione, giocherà con lo swing e la ritmica barocca.