Avere un cuore aperto

Un giorno una parola – commento a Giovanni 20, 27

 

Io sono il Dio onnipotente; cammina alla mia presenza e sii integro

Genesi 17, 1

 

Gesù disse a Tommaso: «Porgi qua il dito e guarda le mie mani; porgi la mano e mettila nel mio costato; e non essere incredulo, ma credente»

Giovanni 20, 27

 

 

 

Uno dei momenti più difficili vissuti dalla prima comunità cristiana è raccontato nel capitolo 20 del Vangelo secondo Giovanni. In particolare, nell’incontro tra Gesù risorto e l’apostolo Tommaso, chiamato anche Didimo, cioè “gemello”. Tommaso rappresenta tutti coloro che, pur avendo dubbi, riescono piano piano a crescere nella fede.

Gesù, come sempre nel suo modo di agire, non respinge né giudica il discepolo che fatica a credere. Anzi, riconosce la sua debolezza e lo accompagna nel suo cammino. Allo stesso tempo, però, dichiara beati quelli che, pur non avendo visto con i propri occhi, riescono a credere (v. 29).

 

È comprensibile quanto sia difficile accettare un annuncio così sconvolgente: «Abbiamo visto il Signore!» (v. 25). Tommaso ha bisogno di tempo, e deve vivere tutto il peso della sua umanità e fragilità spirituale, prima di poter arrivare a proclamare con fede piena: “Mio Signore e mio Dio!” (v. 29). Questa sua affermazione è, in realtà, la più bella e profonda dichiarazione di fede nel Cristo Risorto presente nel Vangelo.

Anche oggi, nelle nostre comunità cristiane, si riscontra spesso un atteggiamento simile a quello dell’apostolo Tommaso: anche noi, molte volte, abbiamo bisogno di “segni” per poter credere. 

 

L’apostolo Paolo, scrivendo ai cristiani di Corinto, sottolinea questo aspetto: «I Giudei infatti chiedono segni miracolosi…, ma noi predichiamo Cristo crocifisso, che per i Giudei è scandalo e per gli stranieri pazzia» (I Corinzi 1, 22-23).

La conclusione dell’esperienza vissuta da Tommaso nell’incontro con Gesù risorto è incoraggiante per tutti e tutte noi, specialmente per chi sta crescendo lentamente nel cammino della fede. Nella Chiesa di Cristo c’è spazio per ogni persona: per i poveri, gli emarginati, i malati, ma anche per chi attraversa momenti di dubbio o ha una fede fragile. L’importante è avere un cuore aperto e non spegnere il desiderio di cercare e di incontrare Dio. Amen.

 

 

 

Immagine: Caravaggio, Incredulità di San Tommaso