Papa Francesco tra i valdesi

La prima visita di un pontefice avvenne al tempio di Torino nel marzo 2015. Il ricordo dell’allora moderatore della Tavola valdese

 

La prima visita di un papa, in oltre ottocento anni, alla Chiesa valdese è un fatto che merita l’aggettivo “storico”. Ancor più il fatto che questa visita, il 22 giugno 2015, sia avvenuta in diretta televisiva nazionale nella cornice del tempio valdese di Torino e non in una sede cattolica: papa Francesco ha voluto tendere la mano di fraternità, anzi un abbraccio di fraternità come mostrano varie fotografie di quel giorno, non in casa sua ma a casa dei valdesi. In origine non doveva essere così: i primi contatti di molti mesi prima, promossi a vari livelli ma soprattutto dal vescovo di Pinerolo, Pier Giorgio Debernardi, ipotizzavano una sede meno pubblica e solenne. 

 

La visita fu definita in ogni dettaglio, non solo per ragioni di sicurezza e protocollo, perché da parte valdese non si voleva spettacolarizzare l’evento ma si voleva far emergere quei criteri di sobrietà, collegialità e franchezza evangelica che ci caratterizzano. Per esempio, i discorsi di quella mattina non furono preventivamente scambiati tra le due parti (come voleva il protocollo) perché ci fidavamo di ciò che ci saremmo detti in pubblico. E facemmo bene, perché anche questo contribuì al clima rilassato e informale che caratterizzò quell’incontro pur solenne.

 

La richiesta di perdono di papa Francesco da parte della sua chiesa per le sofferenze fatte subire ai valdesi («Da parte della Chiesa cattolica vi chiedo perdono per gli atteggiamenti e i comportamenti non cristiani, persino non umani che, nella storia, abbiamo avuto contro di voi. In nome del Signore Gesù Cristo, perdonateci!») resterà un fatto storico, su cui poi rifletterà per quasi un’intera giornata il Sinodo metodista e valdese di quell’anno. Così come gli interventi da parte valdese e il dono al papa della Bibbia fatta tradurre e pubblicare dai valdesi nel 1500 e che oggi si trova esposta in una bacheca all’ingresso del Dicastero vaticano per l’ecumenismo e il dialogo.

 

Molti hanno contribuito alla realizzazione di quella giornata: ho già menzionato mons. Debernardi ma vorrei ricordare anche i fratelli e sorelle della Comunità di Sant’Egidio che resero possibile il mio primo incontro con papa Francesco nel settembre 2013, la comunità valdese di Torino e in particolare il presidente del Concistoro Sergio Velluto, che molto dedicarono tempo e pazienza per ospitare l’incontro, e poi anche varie persone, tra cui il pastore Paolo Ricca, che diedero il loro apporto nelle varie fasi preparatorie. 

 

Ha portato frutti quell’incontro? Direi di sì, soprattutto sul piano delle relazioni e della fraternità (nel marzo dell’anno seguente l’invito fu ricambiato in Vaticano, con partecipazione anche della Facoltà valdese di Teologia e del Comitato permanente Opcemi), e sulla messa in moto di meccanismi di consultazione. Ma attendiamo ancora altri frutti, maturi e audaci, per una missione nella società in cui abbiamo responsabilità sempre più comuni.

 

 

Foto di Pietro Romeo