
Memoriali per la storia della Resistenza
A 80 anni dalla Liberazione dal nazifascismo, occorre confrontarsi con il ruolo dei luoghi di memoria e immaginare il loro futuro
Ci siamo. Tra pochi giorni il calendario civile segnerà 25 aprile, ottantesimo anniversario della Liberazione, momento di celebrazione e anche di valutazione del percorso svolto finora nella costruzione di una rete di ricerche, azioni e restituzioni che renda leggibile a tutte le persone il contenuto storico e valoriale della Resistenza. Una delle strade di questa rete è la valorizzazione dei molti memoriali monumentali, un patrimonio vastissimo, su cui occorre fare una riflessione non solo a 80 anni dalla Resistenza ma in vista dei prossimi 80.
Sorti quasi tutti subito dopo la fine della Seconda Guerra mondiale, come aree dedicate nei cimiteri urbani o come sacrari monumentali in luoghi specifici, questi siti hanno la doppia funzione di conservare le ossa dei partigiani e delle partigiane e di custodirne la storia. Nascono così il Campo della Gloria di Milano, Torino, Alessandria, il Monumento ossario ai caduti partigiani di Bologna, i sacrari della Ghirlandina a Modena, a Reggio Emilia, a Forno di Coazze (TO), il Mausoleo delle Fosse Ardeatine e i molti altri sul territorio italiano. Quali sono i dati significativi di questi luoghi? Che cosa possono raccontare ai cittadini e alle cittadine di oggi e che cosa possono rappresentare per le nuove generazioni?
Da un punto di vista materiale si tratta di sacrari militari: rispondono formalmente a canoni ben precisi sull’indicazione omogenea dei dati anagrafici delle persone sepolte (solitamente sono presenti i dati essenziali di nome e cognome, anno di nascita e morte) e ne è responsabile, a livello nazionale, l’Ufficio per la Tutela della cultura e della memoria del Ministero della Difesa. Volute dalle comunità come luogo collettivo, le tombe di partigiane e partigiani rappresentano per le istituzioni e per le persone il sito in cui commemorarne la storia, insieme e inscindibilmente ai luoghi in cui la loro vicenda esistenziale si è svolta.
Ecco un esempio, non unico in Italia: non molti anni fa a Torino è nato il progetto Dal monumentale ai quartieri, una mappatura svolta in rete dall’ente di gestione dei cimiteri comunali AFC Torino spa in collaborazione con l’Istituto Storico per la Resistenza – Istoreto, Anpi e Aned, con lo scopo di mappare le lapidi presenti in città, verificandone l’esistenza, la correttezza formale dei nominativi e collegando la loro posizione geografica con la posizione della sepoltura nel Campo della gloria. L’obiettivo è raccontare la storia: la persona sepolta qui è caduta in quest’altro luogo della città, e questa è la sua vicenda. Si è trattato di un lavoro lungo e complesso che ha dato vita a una mappa e a una base di dati in continuo aggiornamento.
La stessa base di dati è diventata uno strumento di arricchimento delle notizie per le sezioni territoriali dell’Anpi – Associazione nazionale partigiani d’Italia: è il caso della sezione “Nicola Grosa”, che da anni si occupa di fare non solo manutenzione delle lapidi, ma anche divulgazione delle vicende delle persone a cui quelle lapidi sono dedicate, attraverso la collocazione di codici QR che rimandano alle biografie scritte e lette in più lingue, in cui è ora presente il riferimento alla sepoltura nel Campo della gloria.
Il lavoro delle sezioni Anpi è fondamentale, perché sono, a tutti gli effetti, i manutentori del patrimonio materiale e storico-culturale della Resistenza. Con tutte le complessità del caso, ne è un esempio Memo, il progetto di crowdsourcing attivato dall’Anpi nazionale che chiama all’azione le comunità e le persone che possono caricare direttamente sul portale i dati dei siti storici. Come tutti i progetti di crowdsourcing, la base di dati necessita di verifiche scientifiche e del completamento della mappatura dei siti di memoria (lapidi, monumenti, luoghi, cippi, cimiteri…), in modo che resti come strumento permanente e soprattutto si metta in relazione con quanto già esistente.
Altrettanto significativo è il progetto di percorso digitale 1945-2025 monumenti e tombe raccontano la liberazione, presentato dai cimiteri comunali consorziati in Utilitalia Sefit.
Se i memoriali con le sepolture partigiane sono tutelati, c’è da domandarsi che cosa sarà delle tombe individuali. Che cosa accadrà della loro memoria storica allo scadere delle concessioni? Sono riflessioni che vanno condotte e che vanno sollecitate per fare in modo di avere un piano condiviso e coordinato. Ci sono alcune buone pratiche già in atto: è il caso, ad esempio, del Comune di Bergamo dove da pochi anni è stato istituito all’interno del cimitero monumentale, un ossario-cinerario memoriale per i partigiani e le partigiane. In questo luogo è possibile traslare le loro spoglie e quelle di chi ha partecipato alla lotta di liberazione ed è sopravvissuto alla guerra, ricordando il loro impegno senza perdere quel nesso, così importante, citato da Foscolo, che individuava nella sepoltura il fondamento civile della storia di una nazione.