Fiducia in Dio nell’ora dell’angoscia

Un giorno una parola – commento a Luca 22, 42-43

 

Io resto sempre con te; tu m’hai preso per la mano destra

Salmo 73, 23

 

Gesù pregava: «Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Però non la mia volontà, ma la tua sia fatta».  Allora gli apparve un angelo dal cielo per rafforzarlo

Luca 22, 42-43

 

 

 

Era venuta l’ora (cfr. Gv 16, 32). L’ora della paura, dell’angoscia, l’ora annunciata in più occasioni ai discepoli.

Nel momento della massima sofferenza, Gesù cerca rifugio tra le braccia del Padre e si attende delle risposte.

Nel Getsemani emergono le due nature di Cristo: è lì che si svolge il combattimento tra il Figlio fiducioso dell’amore infinito del Padre e l’uomo Gesù che è terrorizzato da quanto sta per realizzarsi nella sua vita. Siamo davanti a due volontà in contrasto, ma quella del Maestro è una resistenza tutta umana che crolla davanti al disegno di amore del Padre: «Sia fatta la tua volontà».

 

Facendo sua la volontà del Padre, Cristo rivela la sua indissolubile unione col Padre, rinunciando ad ogni carnale istanza. Egli si offre volontariamente alla sua passione, nella consapevolezza che nulla lo (ci) separerà dall’amore del Padre (v. Rm 8, 39).

 

Quella dell’ubbidienza al Padre è l’ultima catechesi che impartisce a noi tutte e tutti. La sua (la nostra) è (sia) un’obbedienza fiduciosa in quel Padre che ancora oggi dice a tutte e tutti noi: “io non ti lascerò e non ti abbandonerò” (Giosuè 1, 5c).

La Scrittura, in più occasioni, ci testimonia che tutte e tutti coloro che Lui chiama, non sono mai stati abbandonati e non sono stati mai provati da un Dio bizzarro e crudele: «Beato l’uomo che sopporta la prova; perché, dopo averla superata, riceverà la corona della vita, che il Signore ha promessa a quelli che lo amano» (Giac 1, 12s).

Prova di tanto è la Risurrezione di cui tra qualche giorno faremo memoria.

 

Amen.

 

 

 

 

 Immagine: Jacques Callot, The Agony in the Garden