
Caducità umana
Un giorno una parola – commento a Salmo 103, 15-17
I giorni dell’uomo sono come l’erba; egli fiorisce come il fiore dei campi; se lo raggiunge un colpo di vento esso non esiste più e non si riconosce più il luogo dov’era. Ma la bontà del Signore è senza fine
Salmo 103, 15-17
Bisogna che questo corruttibile rivesta incorruttibilità e che questo mortale rivesta immortalità
I Corinzi 15, 53
Nell’oggi, l’umanità vive una tragica contraddizione: mentre si investono grandi risorse per la ricerca scientifica al fine di migliorare le condizioni della vita umana, allo stesso tempo, si impiegano grandi capitali per realizzare micidiali strumenti di morte.
Le nostre vite oscillano nella tensione tra fragilità e caducità umana, dipanandosi in una serie di angosce e preoccupazioni.
Ancora oggi sono vivi gli echi di una pandemia che ha portato lutti in tutto il mondo, eppure, continuamente, alle nostre orecchie arrivano notizie di dolori e di lutti per i più disparati e impensabili motivi.
Come una spada di Damocle, la possibilità di “scomparire” inopinatamente, e in modo del tutto inatteso, accompagna le nostre esistenze. Da ciò possono sortire due risultati: l’allontanarci da Dio o l’accostarsi a Lui.
Come credenti, auguriamoci di non fare mai “naufragio“ della fede.
L’accostarci a Dio, di contro, può aiutarci ad essere più attenti a noi e agli altri, vigilando diligentemente sulle nostre e altrui vite, migliorandoci in prima persona.
Ecco allora che la nostra debolezza diventa un’opportunità per una vita piena ed esuberante.
Facciamo nostra l’esortazione delle Scritture: “Avvicinatevi a Dio, ed egli si avvicinerà a voi” (Giacomo 4, 8). Nell’accostarci a Lui, fonte di vita, nello star vicino a Lui, impareremo ad amare le vite nostre e altrui, onorando quella Sua immagine con la quale siamo stati formati. Amen.