
Budapest, più di un viaggio nella memoria
Il progetto didattico “Tra Resistenza e Resa: per (Soprav)vivere liberi!”finanziato dall’Otto per mille battista ha portato gli studenti nella capitale ungherese
“Tra Resistenza e Resa: per (Soprav)vivere liberi!” è un progetto didattico attraverso il quale si attivano percorsi per avvicinare gli studenti ad alcuni passaggi della storia della Resistenza che si sono consumati in Italia e in Ungheria, con un focus privilegiato sulle città di Roma, Milano e Budapest.
Giunto alla seconda edizione il progetto è parte di un accordo che vede coinvolte diverse istituzioni: la Fondazione CDEC di Milano, l’Università La Sapienza di Roma e l’Università di Firenze. Grazie al finanziamento ottenuto sui fondi dell’8×1000 dell’Ucebi (Unione cristiana evangelica battista d’Italia) e a ulteriori contributi di enti privati e di singole associazioni, un gruppo di oltre trenta studenti delle scuole superiori provenienti da diverse realtà italiane, assieme a diversi insegnanti, sta affrontando un percorso di formazione che prevede incontri nelle scuole, convegni, laboratori didattici e una visita di studio di una settimana a Budapest. Di questo viaggio ungherese racconta l’articolo che segue. Buona lettura.
«Portare studenti e insegnanti a compiere un’esperienza immersiva come questa è molto più di un “viaggio della memoria”. Ragionare sul passato per comprendere il presente e progettare il futuro. Questo è il progetto “Tra Resistenza e Resa. Per (soprav)Vivere liberi” che stiamo conducendo da mesi».
Gadi Luzzatto Voghera Centro Documentazione Ebraica Contemporanea Milano
“«(…) 31 studenti provenienti da diverse scuole italiane (…) Un pezzo di strada nel periodo storico che ancora ci interroga e che investighiamo mettendo a nudo le ombre, le aporie e le ripercussioni nell’età moderna fatta di negazionismi, neonazionalismi, antisemitismo, distorsioni storiche».
Deborah D’Auria Docente Formatrice, Commissione Storica UCEBI
«Fare e osare non il qualsiasi, ma il giusto, non ondeggiare nel possibile, afferrare arditi il reale, la libertà non è nei pensieri fuggenti, ma nell’azione soltanto. Esci dal timoroso esitare nella tempesta degli eventi, guidato dal comandamento di Dio e dalla tua fede soltanto, la libertà accoglierà festante il tuo spirito».
(Dietrich Bonhoeffer) » Citazione di Raffaele Volpe UCEBI
Nei circuiti internazionali il film “1945” , dall’omonimo libro di Szántó T.Gábor, ha come sottotitolo “Homekoming”. Nel finale gli abitanti del villaggio, dopo che il ritorno silenzioso di due ebrei sopravvissuti ha incrinato negli ex-compaesani le comode amnesie sulle proprie complicità e indifferenze, assistono attoniti alla loro dipartita altrettanto silenziosa. La sorpresa che il loro scopo fosse quello di seppellire nel cimitero le poche cose rimaste (scarpette da bimbo, libri di preghiere, un tallit…) dei loro parenti uccisi, e non la restituzione delle proprietà rubate dai compaesani, non consola. La coscienza di ciò che è avvenuto ‘ieri’ non si cancellerà più dall’ ‘adesso’ quotidiano. Lo scrittore, nell’incontro con i ragazzi, sollecitato dalle molte loro domande, ha illustrato l’intreccio indissolubile fra passato e presente nell’Ungheria odierna. Politicamente e socialmente, e personalmente, laddove esista ancora una seconda/terza generazione dai pochi salvatisi da una Shoah con 564.000 morti su 725.000.
Budapest è impregnata della sua Storia, in un’alternanza di glorie e tragedie. Si ammirano magnifici palazzi e chiese (in stile Neoclassicismo, Gotico, Barocco, Art Nouveau) sulla collina di Buda e nel centro storico, ci si imbatte nei monumenti e nei nomi delle vie che ricordano l’orgoglio delle rivolte contro gli Asburgo nel 1848 e contro l’URSS nel 1956. E si sono visitati lo splendido Parlamento e il Teatro dell’Opera (ascoltando e analizzando i Carmina Burana).
Il Museo Nazionale Ungherese con i suoi manufatti e documenti ci ha preparati a riconoscere le nuances (non a caso dal latino nubes) che hanno fatto sì che la Storia qui spesso sia precipitata da ammirevoli ‘altezze’ (in primis culturali: scienze, arti, architettura, letteratura) giù verso atroci drammi umani collettivi. Le due facce della medaglia si percepiscono anche nelle diverse Sinagoghe visitate. Nella Rumbach Street Syn., immersi nello stile moresco dell’architetto Otto Wagner, abbiamo assistito alle prove di un coro orchestrale. Una inaspettata casualità ? No, questo è un uso che permette alla sinagoga di sopravvivere finanziariamente, essendo stati quasi tutti sterminati coloro che numerosi la frequentavano.
Camminando verso la monumentale Dohany Street Syn. si pensa a quanti dei negozi e altri locali pubblici, a quanti degli appartamenti e uffici nei palazzi eleganti, fossero gestiti o abitati da ebrei. Moltissimi. A Budapest con la persecuzioni antisemita si è eliminata anche una buona parte della borghesia imprenditoriale e mercantile, dei medici, dei legali, degli editori. E dei musicisti, scrittori, attori. (András Koerner “How they lived” Central European University Press). Nel Museo e Archivio Ebraico vi sono testimonianze più antiche e significative (che Gadi Luzzatto Voghera integrerà con una sua lezione), e la Dohany Sinagoga è ammaliante nella sua grandiosità e bellezza. Le nubes ritornano nel cortile interno: su un enorme albero d’acciaio migliaia di foglioline, su ognuna il nome di una vittima. Poco lontano una grande fossa comune che raccoglie i resti di coloro che per condizioni disumane e violenze omicide, precedenti le deportazioni di massa, morirono nel vicino Ghetto, dove erano stati ammassati in migliaia. I ragazzi si impegnano in un workshop sulle opere d’arte di artiste ungheresi sopravvissute. Le foto, i video, i documenti dell’Holocaust Memorial Center confermano come pugni nello stomaco le atrocità commesse e subite.
Davanti alla grande sinagoga un cartello di legno ricorda il 7 Ottobre ’23 in Israele. E poi auto della polizia a sirene spiegate, Netanyahu da Orbán. E poi un uomo per strada con lo striscione “Ungheria Dittatura”. E poi il tassista che mi porta all’aeroporto che mi parla del trauma del Trattato di Trianon (1920), quando all’Ungheria vennero tolti 2/3 dei suoi territori. Passato e presente che si intrecciano.
Ma che cosa del passato può aiutarci a meglio capire ed agire nel presente? Gadi Luzzato Voghera ha invitato a riconoscere distorsioni, negazionismi e revisionismi, che asserviscono le analisi storiche a intenti propagandistici e politici. Nelle visite al Museo Protestante Luterano e al Museo della Bibbia (precedute da un’introduzione al Canone Biblico di Emanuele Casalino) l’attenzione è andata alla frase del Talmud scritta nel “Giardino dei Giusti”: “Chi salva una vita salva il mondo intero”. Andrási Andor (Baudi) ha raccontato di Gábor Sztelho, il pastore che salvò lui e altre decine di bambini dalla fame e dalla morte. Con la sua testimonianza ci ha trasmesso, a 92 anni, la forza e la vitalità che danno speranza e giustizia. Raffaele Volpe ci ha regalato una interpretazione affascinante dell’Esodo come opportunità di uguaglianza nei doveri e nei diritti dell’umanità. E anche su questo vi è stato il contributo finale di Deborah D’Auria che ha guidato magistralmente i ragazzi nelle domande e risposte a un “Bingo dei diritti umani” accompagnandole con il ricordo di Martin Luther King e Sacco e Vanzetti e le canzoni di Joan Baez.
Ho provato commozione ascoltando le risposte degli studenti: ci è consentito sperare con questa nuova generazione. Così come anche nel passato più scuro possiamo trovare i semi di tempi migliori: non lanciò forse un’ultima invocazione alla vita e alla giustizia il poeta Miklós Radnóti nascondendo accuratamente il taccuino con le poesie scritte durante la prigionia nel taschino della giacca, in modo che fossero ritrovate dopo la sua sicura morte ?
Foto: Scarpe sulla riva del Danubio, un memoriale degli ebrei massacrati nella seconda guerra mondiale, verso la riva opposta del fiume sotto un cielo nuvoloso