
Una voce da Gerusalemme per la giustizia
Il gruppo informale «Dalla Parte di Abele» propone alle chiese italiane la lettura di un documento durante i culti della settimana pasquale
Il gruppo informale di evangelici e cattolici «Dalla Parte di Abele» propone a predicatori, pastori e comunità di leggere durante i culti della Settimana Santa il documento Una voce da Gerusalemme per la giustizia, sottoscritto lo scorso 1° aprile dal patriarca latino emerito di Gerusalemme, Michel Sabbah, dal vescovo luterano emerito della Terra Santa, Munib Younan e da altre autorevoli figure come Yusef Daher, Sawsan Bitar, John Munayer, Samuel Munayer, David Neuhaus, Frans Bouwen, Alessandro Barchi.
Nella lettera di presentazione, «Dalla Parte di Abele» scrive: «Come già nel Natale del 2023, anche ora all’avvicinarsi di Pasqua torniamo a rivolgerci a voi: non perché ascoltiate la nostra voce ma quella dei cristiani di Palestina. Crediamo sia importante che le parole di fede e di aiuto ma anche di speranza che ci arrivano da Gerusalemme siano conosciute e diffuse presso le nostre comunità, che il loro grido sia presente e sia ascoltato. Prima che sia troppo tardi. Ci chiedono di non voltarci dall’altra parte. E ci sembra che non possiamo più farlo».
Il gruppo ha messo a disposizione sul suo sito (www.dallapartediabele.it) diversi materiali prodotti dal gruppo ecumenico non violento «Kairos Palestina» e «Global Kairos for Justice», al quale ha dedicato anche un incontro online, che si può riveder sul canale YouTube «dallapartediabele».
Il documento, tradotto dall’inglese dal blog della rivista Il Regno:
Una voce da Gerusalemme per la giustizia
Testimonianza ecumenica “per l’uguaglianza e per una pace giusta in Palestina/Israele”
«Dal profondo a te grido, o Signore» (Salmo 130,1).
Una guerra in Cisgiordania
Viviamo in un tempo di profonda crisi. Vi scriviamo oggi perché crediamo che è in tempi come questi che la nostra fede è destinata a risplendere.
Mentre il conflitto a Gaza continua, Israele ha lanciato una guerra in Cisgiordania, nascosta agli occhi del mondo. L’esercito israeliano sta portando avanti il più grande sfollamento di palestinesi dalle proprie case in Cisgiordania dal 1967. Secondo le Nazioni Unite, oltre 40.000 palestinesi hanno già perso la loro casa, e oggi come oggi vivono senza un tetto, senza servizi essenziali e senza cure mediche.
Non passare oltre
In questo contesto, ricordiamo la parabola che Gesù ci ha raccontato. Una parabola che si svolge proprio in queste terre. Un uomo ferito giaceva sul ciglio della strada. Gesù descrive coloro che gli passano accanto senza fermarsi. Il reverendo Martin Luther King suggerì che passassero oltre per paura: cosa mi succederà se mi fermo? E scrisse che invece il buon samaritano si pose la domanda: cosa gli succederà se passo oltre? Solo il buon samaritano agì per salvare la vita dell’uomo ferito. Ricordando questa parabola, vogliamo ora rivolgerci a tre gruppi di persone.
Ai nostri fratelli e sorelle a Gaza, Gaza City, Khan Younis e Rafah, e della Cisgiordania, a Nablus, Jenin e Tulkarm. Ci rifiutiamo di passare, semplicemente, oltre. Non solo non vi dimentichiamo, ma ci impegniamo a essere solidali con voi. Vi portiamo nelle nostre preghiere. Piangiamo con voi. Cerchiamo di far sentire il vostro grido in un mondo che ha bisogno di essere scosso mentre si compiace di se stesso.
Temiamo un’annessione imminente
A coloro che in tutto il mondo vedono le nostre ferite ma non levano la loro voce. Riconosciamo la vostra paura e sappiamo che la posta in gioco nel levare la voce ora è alta. Forse sperate ancora, nel vostro silenzio, che qualcun altro lungo la strada si fermi ad aiutare. Ormai dovrebbe essere chiaro che nessuno si fermerà. Di recente, il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha dichiarato che tra poche settimane farà annunci vitali per il futuro della nostra terra. Temiamo che l’annessione da parte di Israele dei territori palestinesi sia imminente. L’uso crescente dei termini di «Giudea e Samaria» per riferirsi alla Cisgiordania occupata, sfruttando la terminologia biblica per confondere le attuali realtà politiche, manifesta l’intenzione di cancellare dalla carta geografica la Palestina e i palestinesi, pretendendo che non esistiamo. Ora è il momento di affermare con forza che i palestinesi hanno diritto a vivere nella loro terra, e di unirsi a tutti quelli che nel mondo chiedono uguaglianza, giustizia e pace per i palestinesi come per gli israeliani.
Espellere i palestinesi è un sacrilegio
Infine, agli ebrei e ai cristiani che sono stati indotti a credere che Dio voglia che Israele annetta la nostra patria. Vogliamo dire chiaramente che siete stati fuorviati. Tutti, palestinesi e israeliani, sono creati a immagine e somiglianza di Dio. Sono tutti uguali in dignità e diritti. Inoltre, il nostro Dio è un Dio d’amore che aborre la violenza e ama tutti i figli di Dio. I palestinesi sono il vostro «prossimo». Il comandamento inviolabile della parola di Dio che condividiamo è questo: «Ama il tuo prossimo come te stesso» (Levitico 19,18, Matteo 22,39, Marco 12,31, Luca 10,27, Romani 13,9). Espellere i palestinesi dalla loro patria non è solo un atto di violenza, è un sacrilegio.
Le tenebre non vincono la luce
In prossimità della Pasqua, affermiamo ancora una volta che la luce splende nelle tenebre e le tenebre non la vincono.
«In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta» (Giovanni 1,4-5)