Quel che rimane quando tutto si trasforma

La Chiesa valdese di Zurigo festeggia i cento anni dell’edificio che la ospita, la “Zwinglihaus”

 

Con sguardo profondo scruta le persone quando avanza nel locale di culto. Ogni tre panche si ferma, si abbassa e indaga negli occhi dei/lle fedeli, accarezza un viso con le mani coperte di guanti bianchi. Poi prosegue alla ricerca di un’anima che corrisponda alla sua fragilità e gentilezza. Arrivato al pulpito finalmente la trova. Perché lì lo aspetta, immobile, un manichino senza testa e, ahimè, anche senza cuore. Un corpo inanimato che però non sfugge alle sue avance.

 

E lui, il Clown Carillon, lo prende per le braccia della giacca e lo fa danzare e poi volare. Il suo amore sembra conferire ali al manichino. Ali che lo portano sempre più in alto, sempre più lontano da lui. Ali che diventano moto di fuga, finché … lo perde.

Ma miracolo! Non l’ha perduto. Il manichino si è trasformato. Come il bacio della principessa trasforma la rana, l’amore ha trasformato il manichino in una bellissima ragazza. Una persona in carne e ossa che corrisponde per davvero all’amore di Carillon.

 

“Trasformazione” era infatti il tema del culto nella “Zwinglikiche” di Zurigo domenica 30 marzo. Perché esattamente cento anni prima, il 29 marzo 1925, venne inaugurata la chiesa. Da allora molto è cambiato. Se a quei tempi il quartiere in espansione aveva bisogno di un nuovo luogo di culto, oggi la grande chiesa non si riempie più. Se allora la migrazione italiana per cercare lavoro in Svizzera cominciava la sua curva in ascesa, oggi i numeri sono più contenuti. Se a quel tempo l’annuncio evangelico si limitava a parole e canti soltanto, oggi strumenti digitali e addirittura teatrali rientrano tra i mezzi di comunicazione della buona novella.

 

Ma anche se tutto si trasforma, lo spirito con cui fu costruita la grande chiesa con centro comunitario nel cuore del quartiere di Wiedikon a Zurigo un secolo fa e la consapevolezza di essere un luogo d’annuncio evangelico sono rimasti uguali. Fornire uno spazio d’incontro per il crescente quartiere, offrire la possibilità di testimoniare la fede e di partecipare attivamente alla vita della città, sostenere le persone più vulnerabili, sono stati gli ingredienti su cui si cementò l’edificio. E sono questi alcuni dei propositi che ispirano l’opera dei membri di chiesa ancora oggi.

 

Durante la settimana si serve della “Zwinglihaus”, il “Kulturmarkt”, un’associazione di operatori e operatrici culturali che offrono spettacoli di musica e teatro, corsi e ristorazione. Accanto alle poche persone impiegate fisse, esso fornisce occupazione a persone fragili che fanno fatica ad inserirsi nel mercato del lavoro. Le introduce ai vari mestieri legati al mondo culturale e le accompagna nella ricerca di un impiego.

 

Il fine settimana l’edificio muta, diventa tutto italiano e ospita la chiesa valdese. Presente nella città elvetica da centotrentacinque anni, essa vanta legami con la Chiesa valdese italiana e con la Chiesa riformata svizzera; collabora con i comitati di sostegno alla Chiesa valdese e coltiva buone relazioni e cooperazioni con le chiese limitrofe evangeliche e cattoliche: centotrentacinque anni di servizio, incontro e partecipazione. Il colorato culto che ha reso testimonianza di tutto questo si è concluso infatti con un’allegra agape molto partecipata.

 

Da chiesavaldese.org