Via un giorno di festività? In Germania dicono no

Dibattito in terra tedesca sulla possibilità di un giorno di lavoro in più per aiutare l’economia. Il no delle chiese e dei sondaggi

 

 

I tedeschi sono molto legati alle loro feste. Le proposte degli economisti di stimolare l’economia attraverso la cancellazione di un giorno di festività non incontrano i favori della maggioranza della popolazione e fanno discutere le chiese. 

 

Secondo un sondaggio Forsa commissionato dalla rivista “Stern”, il 65 per cento degli intervistati è contrario all’abolizione di un giorno festivo. Il 32 per cento pensa che sia giusto. Il 3 per cento non commenta. L’istituto economico tedesco ha calcolato di recente che l’eliminazione di un giorno festivo aumenterebbe il prodotto interno lordo fino allo 0,2%. Ciò corrisponde a circa 8,6 miliardi di euro.

 

In un altro sondaggio condotto questa volta da “Bild am Sonntag”, la maggior parte degli intervistati si è espressa a favore di più giorni festivi anziché di meno: quasi la metà vorrebbe che tutti i Länder avessero lo stesso numero di giorni festivi e che i Länder che attualmente ne hanno meno ne avessero di più. Un buon quarto preferirebbe che le regioni con più festività pubbliche ne avessero meno in futuro. In Baviera, ad esempio, ci sono 13 giorni festivi, più che in qualsiasi altro Land federale.

 

Le due principali chiese del Paese, la evangelica Ekd, e la Cattolica, si oppongono all’annullamento di una festività per stimolare l’economia in Germania. «È bene investire nel futuro, finanziariamente e culturalmente. Annullare le vacanze per questo scopo è l’approccio sbagliato», ha affermato Thorsten Latzel, presidente della Chiesa evangelica nella Renania.

 

La Conferenza episcopale cattolica tedesca ha fatto  invece riferimento alle radici culturali  e alle tradizioni del Paese, da mantenere.  Matthias Kopp, portavoce della Conferenza episcopale cattolica tedesca, ha dichiarato che le festività cristiane plasmano la cultura e le tradizioni del Paese e consentono la pratica religiosa comunitaria. «Pertanto non vediamo perché la prima conseguenza dell’indebitamento debba essere l’abolizione di una festa cristiana», ha detto, riferendosi ai pacchetti finanziari recentemente adottati.  «Le persone che lavorano duramente – ha concluso Kopp –  dovrebbero anche potersi rilassare e vivere esperienze piacevoli. Inoltre, le festività, di natura prevalentemente cristiana, sono un bene culturale».