Per una critica della fede incerta

La timidezza dei cristiani nell’ultimo lavoro di Sabina Baral pubblicato dalla Claudiana

 

Gesù scende sulla riva del lago di Gennesaret. La folla gli si stringe attorno da ogni parte per udire da lui la parola di Dio. Confusione, calca, forse spintoni: impossibile insegnare con chiarezza. Lui allora scorge due barche di pescatori ormeggiate lì vicino. Montato su una di queste, prega il proprietario, Simone, «di scostarsi un poco da terra; poi, sedutosi sulla barca, insegnava alla folla» (Luca 5, 3). Mi colpisce la naturalezza, la scioltezza del gesto con cui Gesù monta in equilibrio precario su un instabile natante, si siede tranquillo, poi con voce alta e ferma, mantenendo serenamente la massima padronanza di sé, comincia a insegnare. E noi invece, se ci trovassimo in un simile frangente, come ce la caveremmo? Riusciremmo a conservare salda la nostra posizione, senza barcollare? Ce la faremmo ad annunciare con convinzione e amabilità una parola di salvezza a persone oggi non più ansiose di ascoltare (come lo era la gente di Gennesaret), ma tutto all’opposto distratte, annoiate, indifferenti alle questioni intorno Dio? O non rimarremmo invece ammutoliti dall’imbarazzo, incerti nel nostro eloquio, addirittura impauriti dalle onde?

 

Mi pongo questi interrogativi, un poco disturbanti, mentre vado leggendo l’intenso, coinvolgente libro che Sabina Baral ha appena pubblicato per Claudiana: Timidi cristiani. Ritrovare l’inquietudine e il coraggio della fede*. Questo breve ma incalzante testo è a sua volta arricchito da una chiara, affettuosa e, come sempre, precisa prefazione di Paolo Ricca: pagine tanto più preziose se ci rendiamo conto che sono fra le ultimissime da lui scritte quando era ancora in vita, e oggi fra le primissime a venire pubblicate poco dopo la sua scomparsa. Ma torniamo a Sabina Baral: oltre a gestire l’Ufficio comunicazione e relazioni ecumeniche della Tavola valdese, la nostra autrice ha già pubblicato testi su donne protestanti e femminismo, così come ha curato nel 2020, insieme ad Alberto Corsani, un significativo libro collettaneo che in qualche modo prefigura quello di cui ci occupiamo ora: Credenti in bilico. La fede di fronte alle fratture dell’esistenza.

 

«Timidi cristiani», «Credenti in bilico»… Come si capisce subito, fin dai titoli di questi due libri, la questione che preoccupa e al tempo stesso appassiona Sabina Baral è quella sorta di appannamento, incertezza, indebolimento con cui tanti cristiani sembrano oggi vivere la dimensione della propria fede. Un’intima difficoltà del credere che inevitabilmente si riverbera in un’insicurezza, un’indecisione, una ritrosia nell’annunciare ad altri quella parola evangelica che invece dovrebbe essere testimoniata con convinzione da chi segue il cammino di Gesù. All’accettazione apatica e indolente di un simile declino Sabina Baral si oppone con un vigore, una passione, una lucidità di cui noi lettori e lettrici le dovremmo essere profondamente grati. Il suo libro infatti è pieno di evangelica luce, comunica forza e calore, trasmette voglia di rimettersi con gioia in cammino, nella sequela di Gesù. Come ci riesce?

 

Il fatto è che Sabina Baral non è un’ingenua che si limita a rassicurarci di quanto sia bello e dolce abbandonarci alla calma consolazione della fede. Ma non è nemmeno un’eccitata fondamentalista che ci richiama agli obblighi di una dura, intransigente religione. Ci mostra invece come la fede cristiana sia intrinsecamente traversata da inquietudini e incertezze: si presenta infatti come un percorso di vita nuova, che richiede coraggio, accettazione del rischio, fatica del discernimento. Troppo impegnativo? No, perché la consapevolezza delle difficoltà in cui come esseri umani siamo inevitabilmente immersi è rischiarata, illuminata da una parola di Dio che non solo ci indica una via di redenzione, ma si offre anche come un saldo appoggio, come una lampada rischiarante per compiere con fiducia tale via.

 

Sabina Baral ce lo fa capire in pagine decisive: mentre le nuove discipline di “autoaiuto” spirituale, oggi tanto diffuse, ci insegnano metodi che vogliono essere efficaci per tenerci da soli in equilibrio nella barca della vita, la parola di Dio invece si presenta come un appoggio tanto più saldo e inaspettato proprio perché esterno a noi, ma giunto con amore inaudito, inesausto fino a noi. Lo leggiamo in una splendida pagina dedicata all’apostolo Pietro che nella sua esuberanza sta per annegare tra i flutti, se non fosse per quella mano che Gesù gli offre. Pietro, «una figura fragile e forte al contempo, piena di contraddizioni, che impara ad affidarsi a Gesù su acque incerte, a mettere in discussione le proprie convinzioni, crescendo in umanità». Ecco: crescere in umanità. È questa una grazia in più che ci giunge in dono con la fede. Non l’avevo mai pensato. Ma adesso, con Sabina, lo capisco.

 

* Sabina Baral, Timidi Cristiani. Ritrovare l’inquietudine e il coraggio della fede. Prefazione di Paolo Ricca, Torino, Claudiana, 2025, pp. 105, euro 10,00.