Siamo il popolo di Dio

Un giorno una parola – commento a I Pietro 2, 9

 

Noè trovò grazia agli occhi del Signore

Genesi 6, 8

 

Voi siete una stirpe eletta, un sacerdozio regale, una gente santa, un popolo che Dio si è acquistato, perché proclamiate le virtù di colui che vi ha chiamati dalle tenebre alla sua luce meravigliosa

I Pietro 2, 9

Chi siamo? Chi non si è mai posto questa domanda, come cristiani o cristiane, come chiese? 

C’è chi risponde con nostalgia, pensando a quando erano migliori di noi gli antenati, magari tralasciando alcune sfumature che non ci convincerebbero più, come l’autoritarismo o il maschilismo: siamo peggiori di chi ci ha preceduto.

C’è chi ripone tanta fiducia nella tecnologia, sperando che qualche aggiustamento tecnico possa tornare a riempire le chiese: saremo più performanti se fossimo più attenti alle opportunità che ci offre il mondo contemporaneo.

 

Oppure l’immagine splendente del carisma: qualcuno che indica la strada, magari con sensibilità e dolcezza, magari con polso fermo e consapevolezza di limiti e possibilità: dovremmo essere più entusiasti, meno imbevuti dello spirito italiano, scettico e disilluso quando si pensa alla religione.

Il problema è che nessuna di queste immagini – né alcuna di quelle che non abbiamo citato ma ci possono venire in mente – è esauriente. 

Siamo un po’ tutto questo, eppure nulla ci rappresenta fino in fondo e definitivamente. 

 

La I lettera di Pietro offre una risposta a 360°: siamo “una gente eletta, santa, regale” – siamo importanti, preziosi, abbiamo un ruolo fondamentale nel sogno di Dio. 

Siamo un popolo “che Dio si è acquistato” – siamo stati accolti da Dio con una sua scelta definitiva e dispendiosa, costosa. 

Ma soprattutto siamo stati “chiamati e chiamate dalle tenebre alla sua luce meravigliosa”.

Dal nostro vagare confusi lungo il cammino della vita, Dio ci ha messi e messe nella condizione di avere una visione limpida: seguire il nostro Signore nei giorni che abbiamo davanti.

 

Amen.