La giustizia digitale è fondamentale per raggiungere la giustizia climatica

L’ultimo numero della rivista dell’Associazione cristiana mondiale per la comunicazione: “Garantire che tutti abbiano accesso a informazioni indipendenti e imparziali”

 

La giustizia nella comunicazione è vitale per affrontare “le minacce esistenziali poste dal cambiamento climatico e dalla disuguaglianza ambientale nel nostro mondo digitale”, scrive Philip Lee, redattore di Media Development, in “Climate Justice and Digital Inclusion”, aprendo così l’ultimo numero della rivista dell’Associazione cristiana mondiale per la comunicazione (Wacc).

 

Ciò significa, “garantire sia che tutti abbiano accesso a informazioni indipendenti e imparziali sui cambiamenti climatici, sia che la società civile sia vista e ascoltata nei dibattiti globali sul clima e nei media”, sottolinea.

“Escludere voci e punti di vista alternativi è un affronto alle libertà democratiche e comporta un rischio immenso per la vita, i mezzi di sussistenza delle persone e per l’ambiente stesso”.

Gli autori del numero 1/2025 si soffermano sul perché nel mondo “mediato digitalmente” di oggi, ci si debba concentrare “sulle comunità e sui popoli emarginati, e dunque sfruttando le tecnologie digitali sia per l’azione climatica sia per mitigare l’impatto della digitalizzazione sul clima”.

 

Cosa succede quando, coloro che sono maggiormente influenzati dalle decisioni politiche, sono di fatto esclusi da questa comunicazione?, così si chiede Nagarajan Ramakrishnan del partner Wacc Ideosync Media Combine in India, nella sua analisi.

Le voci di queste comunità “devono essere ascoltate perché sono la chiave non solo per colmare il divario digitale, ma anche per esser un ponte verso qualcosa di significativo”.

 

Il giornalista nepalese Kunda Dixit esamina nel suo articolo  i modi in cui i media digitali possono essere utilizzati come strumento formativo “per arrivare al dominio pubblico e per sollecitare i politici in materia di cambiamenti climatici. Stimolando così l’azione reale”. Dixit, esorta nel suo intervento “i membri dei media a cambiare strategia e ad impegnarsi più attivamente con il pubblico”.

 

Non può esserci giustizia climatica senza giustizia nella comunicazione, ricorda poi l’articolo di Pie Mabanta-Fenomeno della Communication Foundation for Asia, partner del Wacc, e sottolinea che “ciò deve però e necessariamente includere un’attenta conoscenza dei popoli indigeni, troppo spesso trascurata, e lo si può fare attraverso lo storytelling e la governance partecipativa. Questi gruppi – afferma – sfidano le narrazioni dominanti, garantendo che il silenzio delle voci emarginate possa essere sostituito da un coro di collaborazione”.

L’educatrice Dina Gilio-Whitaker delle Tribù Confederate di Colville presenta, invece, un caso di studio dalla sua classe universitaria negli Stati Uniti che mostra quanto l’alfabetizzazione ai media digitali possa essere uno strumento per insegnare ai giovani “a pensare in modo critico al cambiamento climatico, a prestare attenzione alla disinformazione e ai pregiudizi dei media e ad agire in modo informato”.

 

Ulteriori articoli includono uno sguardo all’occasione mancata del Patto per il futuro delle Nazioni Unite di trattare la giustizia di genere, la crisi climatica e il conflitto come questioni interconnesse; una riflessione del direttore del Wacc Jim McDonnell sullo sviluppo dell’intelligenza artificiale e sulla necessità di una regolamentazione basata sui diritti e che riduca il danno; e un’analisi dell’impatto dei mezzi di informazione sull’opinione pubblica in India.

Il numero offre inoltre ai lettori l’accesso ai testi completi della Dichiarazione Cop29 sull’azione digitale verde e della Dichiarazione di Haarlem 2024 sulla promozione dell’Ia inclusiva e sicura.

 

Il link alla rivista digitale: https://waccglobal.org/media-development-2/subscribe/