
Un gemellaggio per l’Europa
Valsavarenche, Sabaudia, Ventotene, Chivasso e Torre Pellice
Che cosa hanno in comune questi cinque municipi italiani? Distanti fra loro, di dimensioni molto diverse fra loro (sotto i 200 abitanti il valdostano e quello sull’isola, 20.000 Sabaudia e ancora di più Chivasso), con identità geografiche differenti (mare, montagna, cintura di grandi città, isola). A spiegarlo, domenica 16 febbraio, è stata Maurizia Allisio, sindaca di Torre Pellice, che in occasione della “festa del XVII”, ha ospitato un momento di riflessione fra le varie amministrazioni e alcuni istituti e fondazione. Al centro la figura dell’europeista Altiero Spinelli e il concetto di federalismo: proprio a Torre Spinelli tenne il primo discorso europeista nel 1943, ospitato a casa di Mario Alberto Rollier, dopo il periodo di detenzione e confino sull’isola di Ventotene (dove con Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni stilarono la famosa “Carta” che venne distribuita da Ursula Hirschmann e Ada Rossi). Spinelli trascorse il resto della sua vita a Sabaudia, dove ancora oggi vive la figlia nella casa che, probabilmente nei prossimi anni, diventerà in parte un museo e un centro di documentazione.
Chivasso e Valsavarenche invece sono legati per l’altra importante dichiarazione, e cioè la Carta di Chivasso, che venne scritta dagli antifascisti delle valli alpine, anch’essa in ottica europeista, federalista, e antifascista e antitotalitarista. Coinvolti in questo gemellaggio anche la Fondazione Centro culturale valdese di Torre Pellice, l’Istituto di studi federalista “Altiero Spinelli” e la valdostana Fondation Chanoux.
Gli interventi si sono concentrati sì sull’eredità lasciata dai padri costituenti dell’Europa, ma soprattutto sugli scenari dell’immediato futuro. «Oggi gli Stati come Usa, Cina e Russia mettono in discussione e in secondo piano l’Europa – ha commentato Alberto Mosca, sindaco di Sabaudia – e sarà necessario prendere delle decisioni importanti nei prossimi mesi». «Decisioni che inevitabilmente passano dai risultati delle prossime elezioni nei due paesi chiave dell’Europa, che ne costituiscono l’asse portante e cioè Francia-Germania – ha aggiunto Pasquale Centin, vicesindaco di Chivasso –: si deciderà molto del nostro futuro in questo momento storico in cui i sovranismi stanno riprendendo fortemente piede: rischiamo di ritrovarci spettatori come in una nuova Yalta».
Sulla stessa lunghezza d’onda l’intervento della consigliera regionale Monica Canalis: «I tre documenti (Carta di Chivasso, Manifesto di Ventotene e Codice di Camaldoli), fondanti e fondamentali per il futuro dell’Europa, vennero scritti in un periodo buio, in cui però ci fu uno sguardo lontano». A concludere il pomeriggio altri interventi hanno presentato ristampa critica del Manifesto di Ventotene e analizzato il legame fra il XVII Febbraio e le visioni di questi documenti, con il contributo di Bruna Peyrot; infine Davide Rosso e Mario Leone hanno chiuso il pomeriggio ragionando sul principio base che è quello della federazione di Stati europei (come obiettivo intermedio) e quello di una federazione mondiale come obiettivo ultimo dove regni il rispetto la pace e la salvaguardia delle minoranze.
Dopo una visita al Museo valdese (una visita “speciale – ha spiegato Rosso –, basata sul concetto di impronta biblica del Patto, in particolare quello fra i valdesi rientrati nel Rimpatrio del 1689 a Sibaud), la delegazione istituzionale è stata presente anche al falò ai Coppieri di Torre Pellice: qui Alberto Mosca ha ribadito la volontà di puntare «finalmente» a un’Europa dei popoli e federalista. Il canto del Giuro di Sibaud ha in qualche modo suggellato l’evento.
Foto di Giorgia Veritier, falò di Pomaretto