Le comuni cristiane del 1975

Il libro-reportage promosso a suo tempo dal Consiglio ecumenico delle Chiese parla anche di Cinisello Balsamo

 

Quasi un anno fa i genitori dell’ allora nuovo pastore della St Andrew’s Church (anglicana) dietro casa erano in visita. Era un culto per famiglie in cui alla fine si scambiano saluti che continuano con tè o caffè e biscotti. Il mio vicino era il padre del reverendo e io gli dissi che ero una protestante italiana. “Valdese?” – mi chiese, con mio stupore. E aggiunse che 50 anni prima era stato nella chiesa di Milano. Non ricordo perché non riuscii a chiedergli il motivo, ma in seguito il figlio, prima di uno studio biblico a casa sua, rispose mettendomi in mano un libro dal titolo Christian Communes (Comuni cristiane), scritto dal padre grazie a una borsa del Consiglio ecumenico delle Chiese (Cec) nel 1975. Ovviamente per l’Italia c’era Cinisello Balsamo!

 

Era il periodo post-’68 che anche tra i giovani cristiani aveva portato radicalizzazione e ricerca di nuovi modi di mettere in pratica l’insegnamento biblico, anche se Andrew Lockley nella prefazione commentava che in realtà il “comunitarismo” ha costellato tutti i secoli di esistenza del Cristianesimo.

Da universitario l’autore aveva fatto parte del Movimento cristiano Studenti (Mcs) e dopo aveva deciso di approfondire alcune realtà comunitarie in Europa. Il Cec gli diede ospitalità a Londra e Ginevra e dopo viaggi, ricerche e contatti vari –allora non c’era l’e-mail e si usava la posta! – optò per cinque realtà: la Emmaus Community in Olanda, il Laurentiuskonvent in Germania (allora occidentale), la Greenbus Community e la Casa comunitaria del Mcs a Birmingham, nel Regno Unito e infine Cinisello Balsamo. In ognuna ci stette una o due settimane.

 

A parte Cinisello, tutte queste realtà si ispiravano a Taizé, anche se il Laurentiuskonvent (luterano) aveva forti collegamenti, non solo ideologici, specie grazie a un membro fondatore, con la Chiesa confessante. Emmaus si è diffusa ovunque specialmente nel principio di recuperare indumenti e oggetti di ogni tipo riusabili, vendendoli a basso prezzo per cause varie e ospitalità e riabilitazione di persone socialmente emarginate. Il Laurentiuskonvent (sorto nel 1959) comprensibilmente aveva prima di tutto lo scopo di favorire in ogni modo la pace – che fosse in pericolo per conflitti di classe, divario tra nazioni ricche e povere o per motivi personali – e poi di… cambiare la società. La Greenbus Community di Glastonbury (ora famosa per il Festival hippy iniziato spontaneamente da pochi entusiasti nel 1970 e dal 1980 divenuto evento fisso frequentato da centinaia di migliaia di appassionati) sorse nel 1972 dal sogno di un mennonita canadese frquentatore del Festival e di Taizé, ed era la più aperta, senza richieste di appartenenza e limiti di tempo. Il che portò a discussioni e conflitti ideologici nel gruppo centrale, che alla fine decise di essere fondamentalmente cristiano con tendenze monastiche (anglicane) ma aperto a tutti. Al tempo in cui Andrew Lockley stette da loro l’enfasi era posta su progetti ecologici avveniristici, come energia solare e riciclo dell’acqua per animali e orto.

 

La Casa comunitaria del Mcs inglese era diversa, in quanto messa in piedi a Birmingham per creare una comune che attraesse senza specifici obiettivi persone interessate, mentre le altre partivano da gruppi di amici che già praticavano vita e attività insieme. Il Centro di Cinisello Balsamo, sorto nel 1968, differiva soprattutto nell’attività (preparazione agli esami della scuola dell’obbligo per giovani lavoratori senza diploma e circolo culturale) e nell’impegno politico, decisamente e attivamente di sinistra. Gli insegnanti della scuola serale per mantenersi avevano un lavoro diurno e la Comune, oltre al finanziamento volontario dei suoi membri, godeva di aiuto anche da parte del Consiglio ecumenico. Pur essendo alcuni membri cattolici o atei, la Comune era considerata e si considerava protestante.

 

Prima però Andrew fu mandato in una cittadina – ovviamente Torre Pellice, dico io – di cui non ricorda il nome e dove arrivò in treno! E negli archivi imparò qualcosa sulla Chiesa valdese e i protestanti italiani. A Cinisello fu ben accolto e notò la combinazione tra calvinismo e politica di sinistra – cosa atipica nel Regno Unito specialmente allora – che dominava le discussioni a tavola più della religione. In particolare ricorda i fermenti ancora vivi della campagna sul referendum per l’abolizione del divorzio – istituto regolato dalla legge del 1970 – richiesto da parte di esponenti cattolici, della Dc e del Msi, che culminò con la vittoria del “No”. Giorgio Bouchard viene ricordato come leader carismatico fortemente aiutato dalla moglie.

 

Nella prefazione e nelle conclusioni Lockley più volte cita Bonhoeffer e Moltmann, e pare conoscere bene la realtà tedesca. Approfondendo scopro che, se il padre era un arcidiacono della Chiesa anglicana, la madre, molto attiva nella Chiesa, era di origine tedesca, e fu accolta in Inghilterra, come molti bambini non solo ebrei, perché a rischio. Suo padre, infatti, era un pastore della Chiesa confessante che aveva studiato con Karl Barth, doppiamente in pericolo perché d’origine ebraica. La mamma invece era cugina prima di Bonhoeffer! Non solo Dietrich, ma altri due Bonhoeffer vennero giustiziati dai Nazisti e Andrew Lockley sta al momento scrivendo un libro su sua madre Ursula e la sua straordinaria famiglia.