Due americhe a Washington

Ieri a pochi km di distanza la cerimonia di insediamento di Trump e le celebrazioni per il Martin Luther King Day

 

C’erano due visioni dell’America ieri rappresentate a Washington. C’erano al contempo due visioni della fede, della politica, della società. Mentre al Campidoglio fra eccezionali misure di sicurezza di svolgeva la cerimonia di insediamento del nuovo presidente degli Stati Uniti Donald Trump, a pochissimi chilometri di distanza centinaia di persone si sono radunate in una chiesa episcopale metodista africana per celebrare il Martin Luther King Jr Day, festa federale che cade il terzo lunedì di gennaio e che quest’anno coincideva dunque con la cerimonia per l’ingresso alla Casa Biance del rieletto Tycoon.

 

Da una parte si annunciavano deportazioni di massa di stranieri fuori dai confini statunitensi e dall’altra si predicava l’impegno a sostenere la diversità, l’equità e l’inclusione.

 

«L’età d’oro dell’America inizia proprio ora», ha detto Trump durante il suo discorso inaugurale, ricordando l’attentato alla sua vita durante la campagna elettorale: «Ho sentito allora, e credo ancora di più ora, che la mia vita è stata salvata da Dio per rendere di nuovo grande l’America».

Trump ha insistito sul fatto che gli Stati Uniti saranno di nuovo rispettati e ammirati sotto la sua guida, «anche da persone di religione, fede e buona volontà».

 

L’inaugurazione è stata come sempre caratterizzata da una serie di preghiere, guidate dal cardinale Timothy Dolan, capo dell’arcidiocesi cattolica di New York, e dal pastore Franklin Graham, figlio dell’evangelista Billy Graham e capo di Samaritan’s Purse, grande organizzazione umanitaria.

Graham ha pregato ringraziando Dio per aver aiutato Trump: «Quando i nemici di Donald Trump pensavano che fosse eliminato, tu e solo tu gli hai salvato la vita e lo hai sollevato con forza e poter».Poco dopo, Trump ha prestato giuramento. La first lady Melania teneva in mano due Bibbie, una di famiglia e l’altra usata dal presidente Abraham Lincoln alla sua cerimonia di insediamento del 1861.

La benedizione è stata offerta da tre diversi leader religiosi: il rabbino Ari Berman, presidente dell’Università Yeshiva, il pastore Lorenzo Sewell della chiesa evangelical “180” di Detroit e il reverendo Frank Mann, sacerdote della diocesi di Brooklyn.

Mancava l’Imam Husham Al-Husainy, che dirige il Karbalaa Islamic Education Center a Dearborn, Michigan, una città con una grande presenza musulmana e araba americana. Al-Husainy, che ha espresso sostegno a Trump durante la campagna era stato originariamente annunciato come uno dei leader religiosi che avrebbe fatto parte della cerimonia, ma non è stato in realtà introdotto. Il motivo della sua assenza non è chiaro al momento.

 

Nella sua preghiera, Berman ha fatto riferimento al profeta Geremia, ricordando la sua benedizione per Gerusalemme: “Beato chi confida nel Signore”.

«L’America è chiamata alla grandezza, ad essere un faro di luce e un motore della storia», ha aggiunto. «Possa la nostra nazione meritare l’adempimento della benedizione di Geremia, che come un albero piantato nei pressi dell’acqua, non cessi di portare frutto».

Sewell ha ringraziato Dio per aver chiamato Trump «per un momento come questo, per fare ricominciare a sognare l’America», prima di iniziare a recitare pezzi del discorso “I Have a Dream” di Martin Luther King Jr. con un cenno alla giornata dedicata al pastore battista ucciso dall’odio razziale.

 

All’inizio della giornata, Trump, ha seguito un culto alla chiesa episcopale di San Giovanni, che si trova vicino alla Casa Bianca ed è talvolta indicata come la “chiesa dei presidenti”, ed ospita tradizionalmente un culto il giorno dell’insediamento.

Dopo essere stato accolto dal reverendo Robert Fisher, il rettore della chiesa, Trump, che è stato cresciuto presbiteriano ma ha iniziato a identificarsi come cristiano non denominazionale, cioè non appartenente ad alcuna  confessione, ha preso posto nella panca anteriore, accanto a sua moglie.

In seguito Trump si è unito a Biden alla Casa Bianca per il tè – un rituale tradizionale nel trasferimento di potere che non si è verificato nel 2021, dopo che i sostenitori di Trump avevano preso d’assalto Capitol Hill, nel tentativo di ribaltare i risultati delle elezioni presidenziali del 2020.

 

Mentre Trump parlava di deportazioni di massa e di come da oggi in poi sarebbero esistiti soltanto due generi, negli stessi minuti nella chiesa metodista africana il pastore  Al Sharpton affermava: «Difenderò l’uguaglianza per tutti, la diversità, l’inclusione, i diritti delle donne, i diritti LGBTQ, i diritti degli immigrati».

«Miei fratelli e sorelle – ha proseguito il pastore Sharpton – il nostro incontro oggi dimostra unità, il nostro impegno condiviso per assicurarci un posto al tavolo, E non solo per sedersi al tavolo, ma per girare il tavolo se dobbiamo» .

 

E ad Atlanta, alla Ebenezer Baptist Church, dove il pastore battista Martin Luther King  predicava, il pastore William Barber II, ha parlato di un’ «America schizofrenica» che si agita tra diversi ideali.

«In questo momento dobbiamo ricordare chi siamo. Non siamo di quelli che ci ritiriamo davanti alla distruzione».

 

 

Foto di MadGrin