La grande macchina organizzativa della Protezione Civile

Il mensile L’Eco delle valli valdesi propone un dossier su Vigili del fuoco, Protezione Civile e Anti incendi boschivi

 

È in distribuzione in tutto il territorio del pinerolese nell’area sud della provincia di Torino (lo trovate in centinaia di luoghi pubblici, dalle biblioteche ai negozi) il numero di gennaio del mensile free press L’Eco delle valli valdesi che potete leggere integralmente anche dal nostro sito, dalla home page di di www.riforma.it. Qui di seguito l’intervista a Franco Degiglio, dirigente regionale del settore protezione civile per la Regione Piemonte.

 

Tanti incendi che hanno colpito le montagne piemontesi in questi anni, ma anche alluvioni, eventi di dissesto idrogeologico sul territorio. Ogni volta abbiamo visto in azione gruppi di volontari, assieme ai professionisti dell’emergenza. 

Come vengono gestiti e coordinati questi gruppi? «In protezione civile si opera in sussidiarietà – spiega Franco Degiglio, dirigente regionale del settore protezione civile per la Regione Piemonte –. A livello locale il Comune si deve organizzare rispetto alle sue possibilità: si deve dare una struttura organizzativa, un centro di comando e una capacità operativa, legata a esempio al coinvolgimento delle organizzazioni di volontariato locali. Se il Comune non riesce con le proprie forze ad affrontare l’evento, può chiedere supporto alla Regione, che ha organizzato un sistema di convenzionamento, con gli Aib (Corpo Volontari antincendi boschivi), con l’Ana (l’Associazione nazionale Alpini), l’Associazione nazionale Carabinieri, la Croce Rossa, l’Anpas…: così vengono messe a disposizione dei Comuni risorse aggiuntive».

 

Partiamo allora da un esempio: c’è un grande incendio che bisogna spegnere, e bisogna mettere in campo tante forze. Come ci si attiva? «Se è un grande incendio urbano non abbiamo competenze, ci pensano i Vigili del Fuoco. Per un incendio boschivo è diverso, perché le Regioni hanno competenze in merito; lavoriamo in collaborazione con i Vigili del Fuoco, con i quali abbiamo una convenzione. In termini di volontariato, l’unico corpo volontario che può partecipare all’operazione di spegnimento sono gli Aib, unica forza formata e incaricata dalla Regione nelle operazioni di spegnimento in collaborazione con i Vigili del Fuoco. Altre forze intervengono eventualmente dopo, nel caso di incendi grossi, come quello che si è verificato in val Susa qualche anno fa». Inizialmente, altri gruppi volontari possono dare supporto in altri modi, fornendo a esempio acqua, cibo e servizi a chi è impegnato nello spegnimento. La collaborazione tra Vigili del Fuoco e AIB non viene improvvisata: anche in questo caso c’è «un’attività pregressa di pianificazione, procedure operative congiunte tra Regione, AIB e Vigili del Fuoco; in base alla tipologia di evento le forze si coordinano all’inizio, informandosi reciprocamente, e poi sul posto».

 

Ma che cosa succede invece in caso di alluvione? Anche in questo caso intervengono volontari? «Sì, sempre. Le forze di volontariato presenti sul territorio regionale sono tantissime. La Regione ha stilato forme di convenzionamento con sette grosse organizzazioni di volontariato, così riusciamo a coinvolgere tantissimi volontari presenti sul territorio, che riescono a operare in modo tempestivo nel momento in cui c’è una criticità». Nel caso delle alluvioni, ma spesso anche per quanto riguarda gli incendi, l’emergenza non è una sorpresa: le previsioni indicano la possibilità dell’evento estremo in arrivo, perciò le varie forze, anche volontarie, vengono pre-allertate.

 

Di recente, su questo mensile, abbiamo raccontato la crisi del volontariato: i numeri sono in discesa in molti campi. Degiglio conferma che anche nel campo dell’emergenza il ricambio generazionale è un problema: «forse uno dei problemi del futuro riguardo al mondo del volontariato, che è ormai un mondo professionalizzato. Dopo aver raggiunto grandi risultati, ora emerge il problema dei numeri. Bisognerà inventarsi qualcosa, per cercare di mantenere questo standard organizzativo che tutto il mondo ci invidia, perché è un sistema ramificato, territoriale, svolto da volontari, mentre in altre regioni d’Europa e del mondo è svolto solo dalle forze istituzionali».

 

Ma ci sono anche momenti di grande soddisfazione. Il modulo regionale può venire attivato per emergenze in altre zone, come le recenti alluvioni in Emilia-Romagna, o il terremoto in Turchia. «Qualche mese fa siamo stati chiamati a Montemurlo, in Toscana, – conclude il dirigente regionale –al quale eravamo stati associati nell’ultima emergenza: il Comune ha deciso di conferire la cittadinanza onoraria alla colonna mobile regionale del Piemonte, formata da volontari e da effettivi, per la gratitudine dei cittadini. Una giornata importante».