Vivi e viventi da 850 anni

Si è concluso il 2024, anno celebrativo del movimento valdese: con Eugenio Bernardini, coordinatore della relativa commissione, facciamo un bilancio delle moltissime iniziative svoltesi a diversi livelli

 

«Fra il 1173 e il 1174 un ricco mercante di Lione di nome Valdo, leggendo la Bibbia, prese una decisione che cambiò non solo la sua esistenza (giacché si spogliò di tutti i beni, vivendo nella povertà e nella predicazione), ma anche quella di molti altri che decisero di seguire il suo esempio. Fu l’inizio del movimento valdese che, con l’adesione alla Riforma nel 1532, diventerà poi quella che ancora oggi conosciamo come Chiesa valdese. Un fatto storico che ha dato il via a un movimento che, attraverso i secoli, è riuscito, anche trasformandosi, a lasciare tracce fondative anche in quelle che oggi sono l’Italia e l’Europa», afferma Eugenio Bernardini, già moderatore della Tavola Valdese, coordinatore del gruppo di lavoro nato per promuovere l’anniversario del movimento dell’”eretico” Valdo. Un sito ha promosso e divulgato le iniziative: valdo850.org.

 

– In diversi luoghi del mondo, dalla Francia all’America Latina, dalla Germania alla Svizzera, quest’anno si sono vissuti momenti celebrativi. Con quali obiettivi?

«L’obiettivo era far sì che questo anniversario non fosse proposto e vissuto come un periodo celebrativo, nel senso dell’orgoglio confessionale. 850 anni di storia sono un cammino lungo e spesso vissuto tra avversioni e difficoltà, con prezzi alti da pagare per poter confessare liberamente la propria fede. E anche oggi il rischio di perdere le proprie libertà è sempre dietro l’angolo. Quest’anno, dunque, non si è voluto ripercorrere le glorie e le tragedie del movimento, poi divenuto chiesa, ma si è voluto ricordare quella lunga storia per cogliere il presente, un presente ben diverso ma che richiede la stessa energia dei secoli passati. Dunque, celebrare la fede, che non è archeologia bensì presenza. Un altro obiettivo – sottolinea Bernardini – era quello di riuscire a generare manifestazioni diffuse in tutto il territorio nazionale e all’estero, per raggiungere località grandi e piccole, e l’abbiamo fatto. Le iniziative sono state 127, con 65 diversi enti organizzatori e diffuse in 98 località. Tra questi 65 enti, alcuni si sono spesi in modo particolare promuovendo un gran numero di iniziative interessanti: la Fondazione Centro culturale valdese di Torre Pellice (To), a esempio, che ha organizzato una bellissima mostra su Valdo di Lione, poi riproposta all’Università Cattolica di Milano; l’editrice Claudiana che ha pubblicato una aggiornata Storia dei valdesi in quattro poderosi volumi; e ancora la Facoltà valdese di Teologia di Roma e i tanti Centri culturali protestanti sparsi per il territorio, che sono stati i maggiori promotori di questi eventi, come lo sono state le chiese locali».

 

– Non solo dunque una storia, ma una presenza reale quella valdese, quella del protestantesimo, dell’evangelismo italiano, di valdesi e metodisti, che vivono con passione e responsabilità lo spazio pubblico italiano. 

«C’è stato un grande interesse perché la storia dei valdesi, di Valdo di Lione, inizia proprio con un’esperienza di conversione che (seppur precedente) somiglia molto a quella di Francesco d’Assisi. Questo evento colpisce l’immaginario di molte persone, anche del mondo cattolico, perché richiama la vicenda ben più nota di Francesco e, al contempo, propone alcuni temi ricorrenti, dirimenti, presenti nella coscienza di ogni singolo individuo. Come le scelte relative alla propria vita, che non possono essere dettate o imposte, nella società attuale, dalla mera convenienza o dal profitto, dai beni materiali. Sono temi che investono qualcosa di più grande e che ci interrogano: la Bibbia, la Scrittura, il messaggio di Gesù. Un messaggio che non è confessionale ma ecumenico, che interroga l’intero sistema chiesa e che si è avvalso proprio di Valdo di Lione e poi di Francesco per essere diffuso».

 

– Un’indagine dello storico delle religioni Alberto Melloni denunciava tempo fa il preoccupante analfabetismo religioso. Quest’anno di celebrazioni sarà servito a rispondere almeno a una imbarazzante (annosa) domanda rivolta spesso agli evangelici italiani: “voi valdesi, metodisti, luterani, battisti, etc… siete cristiani?”. 

«L’analfabetismo religioso, se così vogliamo definirlo, riguarda non soltanto la Bibbia, l’annuncio delle scritture e il messaggio di Gesù, riguarda (tutt’oggi) anche la comprensione delle tradizioni ecclesiastiche e dei rituali che si stanno perdendo sempre di più. Sempre meno sono le persone che frequentano le chiese; sempre meno queste persone hanno l’occasione di poter ascoltare il messaggio evangelico. Anche la pratica religiosa sta diminuendo, mentre cresce, anche tra i cattolici, la consapevolezza di essere minoranza in questo paese. Ciò che però colpisce – ed è in aumento – è il desiderio di trovare risposte ai tanti interrogativi esistenziali. Le numerose occasioni d’incontro proposte quest’anno hanno posto al centro la fede, hanno incuriosito molti laici, credenti di confessioni diverse. La parola responsabilità, a noi molto cara, è capace di unire tutti i cristiani e le cristiane di questo tempo, tutti i credenti. Questo è un tempo segnato fortemente dalle bugie, dalle follie belliciste che costruiscono nemici: Ecco, in questo tempo, c’è ancora uno spazio per il significato, per la testimonianza, per una parola “altra”». 

 

Un auspicio?

«L’auspicio è che ci siano sempre più testimoni vivi e viventi, che ci siano sempre comunità vive e viventi, che ci siano sempre più chiese vive e viventi. Le responsabilità collettive e individuali stanno inevitabilmente crescendo e bisogna essere in grado di poter parlare forte e chiaro, senza arroganza e senza omertà. Valdo, seppe parlare forte e chiaro. Anche noi dovremo gridare dai tetti delle nostre case quel messaggio di responsabilità e di fede».