Nello Scavo è il nuovo presidente di Carta di Roma
Scavo: «“Carta di Roma” è al fianco dei giornalisti. Allo stesso tempo li sollecita ad una maggiore consapevolezza delle responsabilità che la professione prevede»
«Accolgo con gratitudine questo incarico e ringrazio chi mi ha preceduto. Un grazie va poi a tutte le persone che hanno collaborato e continueranno a collaborare con noi», queste sono state le prime parole del giornalista di Avvenire Nello Scavo dopo la sua elezione, avvenuta ieri, come nuovo presidente dell’Associazione «Carta di Roma». Scavo ha ricevuto il testimone dal giornalista Valerio Cataldi (inviato in Africa per la Rai), che ha ricoperto l’incarico nei precedenti sette anni.
L’Associazione «Carta di Roma» è stata fondata nel dicembre 2011 per dare attuazione al protocollo deontologico per una informazione corretta sui temi dell’immigrazione, siglato dal Consiglio nazionale dell’Ordine dei Giornalisti (CNOG) e dalla Federazione nazionale della stampa italiana (FNSI) nel giugno del 2008. La Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI) ha sostenuto questo progetto fin dai suoi esordi.
Da allora, l’Associazione opera come punto di riferimento stabile per tutti coloro che lavorano quotidianamente sui temi della Carta, giornalisti e operatori dell’informazione in primis, ma anche enti di categoria e istituzioni, associazioni e attivisti impegnati da tempo sul fronte dei diritti dei richiedenti asilo, dei rifugiati, delle minoranze e dei migranti nel mondo dell’informazione.
Scavo, in occasione della presentazione del XII Rapporto «Notizie di contrasto» e dell’annuale assemblea di «Carta di Roma» chiamata a rinnovare le cariche del consiglio direttivo (la FCEI vi siede come membro effettivo) e del presidente, ha voluto esprimere la sua gratitudine a chi l’ha indicato per tale incarico:
«Attraverso questa scelta si è deciso di dare continuità a un lavoro impegnativo, importante e difficile. “Carta di Roma” è al fianco dei giornalisti. Allo stesso tempo li sollecita a una maggiore consapevolezza delle responsabilità che la professione prevede: quella responsabilità che ci chiede di raccontare il nostro tempo attraverso le storie e soprattutto con le parole giuste; dando un nome alle persone colpite dalle tragedie per non dimenticare; altresì è necessario nominare e denunciare le persone che provocano le tragedie che raccontiamo; non possiamo non citare i nomi dei colpevoli, dobbiamo farlo senza paure».
Prima dell’Assemblea, sempre ieri, è stata presentata (presso palazzo Grazioli, oggi sede della Stampa Estera) l’indagine conoscitiva (scaricabile qui) prodotta in collaborazione con L’Osservatorio di Pavia. La ricerca, curata da Giuseppe Milazzo che ne ha presentato i dettagli, è sostenuta da fondi dell’Otto per mille della chiesa valdese – Unione delle chiese metodiste e valdesi.
La presentazione del Rapporto ha visto insieme la portavoce e coordinatrice di «Carta di Roma» Paola Barretta, e la vicepresidente Anna Meli. Tante e tanti i professionisti intervenuti, dal presidente dell’Ordine dei Giornalisti Carlo Bartoli alla segretaria dell’Ordine Paola Spadari, dal presidente della Federazione nazionale della stampa italiana Vittorio Di Trapani con la segretaria Alessandra Costante al coordinatore nazionale di Articolo 21 Giuseppe Giulietti e ancora da Filippo Ungaro dell’Ufficio comunicazione dell’UNHCR al sociologo Ilvo Diamanti. Un focus sulla comunicazione poi con le giornaliste Floriana Bulfon, Patricia Thomas, la scrittrice Anilda Ibrahimi e ancora per approfondire il tema del «caporalato» Laura Hardeep Kaur e Stefano Morea della CGIL.
A portare il saluto delle chiese evangeliche c’era Gian Mario Gillio, direttore responsabile dell’Agenzia stampa Nev e addetto stampa della Tavola valdese:
«La FCEI sostiene il protocollo deontologico sin dalla sua nascita e lo fa insieme a tante altre realtà che operano nel mondo associativo. Il nostro portato, la nostra esperienza in materia di migrazioni – ha ricordato Gillio – passa attraverso molte attività legate all’accoglienza: i Corridoi umanitari, il lavoro della Diaconia valdese, l’esperienza preziosa della Casa delle Culture di Scicli, l’attenzione e l’assistenza che l’Osservatorio sulle migrazioni di Lampedusa porta avanti quotidianamente ormai da più di dieci anni in seno al programma FCEI “Mediterranean Hope” a cui si aggiunge fra l’altro il lavoro in Libano, in Bosnia e in Italia con i braccianti agricoli. L’obiettivo dell’informazione evangelica va nella stessa direzione di quello indicato dall’Associazione “Carta di Roma”: raccontare le migrazioni utilizzando le parole giuste, con la dovuta attenzione alla sensibilità delle persone, narrando i fatti sostanziali senza mai dimenticare le tante storie umane e collettive che ne formano il fenomeno. Cerchiamo di farlo nel migliore dei modi anche con i nostri organi d’informazione, per citarne alcuni, come l’Agenzia Nev, la rubrica del Giornale di Radio Rai “Culto evangelico” curata dalla FCEI, il programma televisivo “Protestantesimo”, il giornale Riforma – Eco delle valli valdesi. È richiesta al professionista una certa dose di sensibilità, attenzione e dedizione all’uso delle parole. Oggi ritengo sia importante, più che in passato, fornire strumenti di riflessione e di conoscenza del fenomeno migratorio soprattutto ai giornalisti che non si occupano direttamente di migrazioni, perché sempre più spesso si trovano e si troveranno chiamati a farlo».
L’indagine conoscitiva realizzata da «Carta di Roma», in sintesi, ricorda che nel 2024 le prime pagine dei quotidiani italiani hanno mostrano un netto calo dell’attenzione verso la questione migratoria, con 897 titoli rilevati, pari a una diminuzione del 42% rispetto al 2023, quando nello stesso periodo si contavano 1536 titoli. Nonostante il calo generale, «il quotidiano Avvenire si è distinto per un suo maggior interesse verso il tema, con 254 articoli, seguito da La Stampa (193), la Repubblica (117), il Giornale (116), il Corriere della Sera (111) e il Fatto Quotidiano (106). L’attenzione mediatica è dunque apparsa discontinua, con una scarsa copertura nei primi sei mesi dell’anno, un picco a giugno, coincidente con la morte del bracciante indiano Satnam Singh, e un aumento tra settembre e ottobre, legato all’attuazione dell’accordo con l’Albania. L’agenda dei temi ha visto prevalere i “Flussi migratori” (58% degli articoli), seguiti da “Società e cultura” (22%) e “Economia e lavoro” (7%). Il tema dell’“Accoglienza” rimane marginale, rappresentando solo il 2% della copertura».
Nei primi 10 mesi del 2024, la stampa italiana ha prodotto 4.511 titoli sulle migrazioni, registrando una riduzione rispetto al 2023 (-34%), segno dell’assenza di picchi di attenzione rilevanti, ma non di una diminuzione dell’importanza del tema nell’agenda dei media.
«Il tema principale del 2024 è stato l’accordo tra Italia e Albania sui centri per migranti, trattato in vari momenti chiave come l’approvazione delle normative nei due paesi, la campagna elettorale per le europee, la visita di Meloni in Albania, il trasferimento dei primi migranti ad ottobre e la frizione tra governo e magistratura per le sentenze che hanno sospeso il trattenimento di migranti. Rimane debole, invece, la correlazione tra il numero di arrivi via mare e la produzione di titoli dal 2013 al 2024, suggerendo che i media trattano il tema in base a logiche specifiche e trascendono l’effettiva pressione migratoria. Nel 2024, in media, è stato pubblicato un titolo ogni 30 persone arrivate, segnando una diminuzione rispetto al 2023 (1 titolo ogni 21 arrivi).
Nel 2024, la copertura mediatica del tema migratorio si è mantenuta principalmente all’interno delle testate nazionali più diffuse: le prime 10 testate per quantità di titoli generati sulle migrazioni (Avvenire, Libero Quotidiano, La Stampa, Il Giornale, Corriere della Sera, La Repubblica, Il Sole 24 Ore, Il Fatto Quotidiano, QN- Giorno/Carlino/Nazione, Il Messaggero) raccolgono il 90% dell’intero corpus di titoli del 2024».
Le parole più frequenti nei titoli del 2024, ricorda ancora il Rapporto «riflettono un focus sulle istituzioni politiche: «migrante» (631 occorrenze), «Italia» (201), «Meloni» (199), «UE» (173), «Albania» (135), «Salvini» (123), «governo» (112). I termini che evocano gli arrivi di migranti, come «sbarco» o «mare», sono meno assidui che in passato e si presentano con una frequenza inferiore rispetto a quelli che rimandano alla tematizzazione politica del fenomeno. Altri termini distintivi includono “Israele” e “Gaza” per la crisi dei rifugiati palestinesi, “lavoro” (81) e “caporalato” (49) per la condizione lavorativa degli stranieri in Italia, e in misura minore «cittadinanza» (43) e «Ius scholae» (23) per il confronto sulla riforma della legge sulla cittadinanza».
I media continuano a rappresentare le migrazioni come «una “crisi permanente”, con un linguaggio allarmistico che registra una presenza relativamente costante di parole come “emergenza”, “crisi”, “allarme”, e “invasione” (5.728 occorrenze) nel periodo 2013-2024, anche se con una lieve diminuzione nell’ultimo anno».
La parola simbolo del 2024 è «Albania», in relazione all’accordo sui centri per migranti. La cornice è quella di una crisi normativa, con il dibattito che si concentra sulla legittimità del decreto rispetto al diritto internazionale e alle direttive della Corte europea, generando tensioni tra governo e autorità giudiziarie.