Siria, le speranze delle chiese locali

Le parole de Sinodo evangelico di Siria e Libano e del Patriarcato greco-ortodosso di Antiochia

 

«La Siria è sempre stata, e continua a essere, un paese onorato da Dio come culla dei Suoi messaggi divini e la terra che ha accolto le orme dei Suoi messaggeri e profeti, nonostante le numerose epoche storiche che ha sopportato. Oggi, si trova a un nuovo bivio nella sua storia, guardando verso un futuro luminoso a cui aspira ogni siriano, un futuro che riflette l’identità della Siria come terra di civiltà e culla della storia».

 

Apre così la lettera pastorale preparata a Damasco dal Patriarcato greco ortodosso di Antiochia e di tutto l’Oriente, lettera segnata ovviamente dalla caduta del regime del dittatore Assad e dalle incognite dei nuovi scenari che si stanno profilando.

«Questa fase richiede saggezza, solidarietà e sforzi concertati – prosegue il testo redatto da Giovanni X Yazigi, primate della Chiesa di Antiochia-. Soprattutto, richiede fiducia in Dio e affidamento a Lui, cercando la Sua misericordia e la saggezza della Sua provvidenza per rimanere saldi nell’amore per la patria e nella preservazione della dignità del suo popolo. Di conseguenza, come Chiesa profondamente radicata in questo grande Oriente, ci impegniamo a continuare il nostro viaggio di servizio all’umanità e a promuovere la pace e l’armonia tra le persone in un paese governato dalla legge e da istituzioni democratiche.

In questa fase critica, la Chiesa esorta tutti i suoi membri e ogni cittadino siriano, indipendentemente dall’appartenenza etnica, politica o religiosa, a compiere il proprio dovere nazionale impegnandosi per l’unità, proteggendo la proprietà pubblica e privata, promuovendo la sicurezza nei propri dintorni, esercitando autocontrollo di fronte alle sfide e affrontando le questioni con saggezza e lungimiranza. Invita tutti a tendere una mano a coloro che sono responsabili della cura di questo amato Paese. La Chiesa fa inoltre appello a tutte le persone interessate affinché si impegnino per affrontare le violazioni e salvaguardare la dignità di ogni cittadino, così da poter progredire collettivamente verso un futuro più luminoso».

 

Gli fa eco ancora una volta il Sinodo nazionale evangelico di Siria e Libano, per bocca del segretario generale il pastore Joseph Kassab: «Le sfide di questa nuova fase sono numerose e richiedono sforzi collaborativi per stabilire uno stato libero da animosità, vendetta e monopolizzazione. Questa nuova fase richiede l’identificazione di un terreno comune tra tutti i siriani per tracciare una visione unitaria per il futuro della nazione. Allo stesso tempo, i siriani devono rimanere vigili per evitare di diventare pedine nei giochi geopolitici di nazioni che perseguono i propri interessi.

I cristiani in Siria sono sempre stati sostenitori della pace e della riconciliazione. Si sono astenuti dall’impegnarsi nella violenza durante gli anni del conflitto e sono stati profondamente turbati dalle scene di spargimento di sangue e violenza reciproci che hanno attraversato 14 anni. La loro eredità è di amore e pace, che ha sostenuto la loro presenza per oltre 1.400 anni accanto ai loro compatrioti musulmani. Il potere non è mai stata la loro preoccupazione principale; piuttosto, si sono concentrati sul loro ruolo e sulla loro presenza come agenti di buona volontà, fungendo da “sale e luce” in una società di cui sono stati parte integrante per più di due millenni. La loro aspirazione principale è quella di garantire le loro libertà: libertà di culto, espressione e contributo alla costruzione di una società civile moderna caratterizzata da tolleranza e amore. Il cammino che ci attende sarà senza dubbio impegnativo, ma non può essere percorso senza la nostra collaborazione nella fede, nella preghiera e nel sostegno reciproco».

 

 

 

 

 

Foto di Volkan Hatem – Volkan Hatem, CC BY 2.5: la chiesa di San Pietro, dove l’apostolo avrebbe predicato per la prima volta la Buona Novella nella Antiochia romana.