L’importanza del dialogo intergenerazionale nell’affrontare le sfide future dell’Europa

Importante seminario interreligioso al Parlamento Europeo

 

«Un dialogo intergenerazionale equo è un elemento fondamentale nel tessuto delle nostre società”» è stata la dichiarazione chiave espressa dalla vicepresidente del Parlamento europeo Antonella Sberna, che si è fatta promotrice di un seminario dal titolo “L’importanza del dialogo intergenerazionale nell’affrontare le sfide future dell’Europa“.

 

Il seminario che si è svolto il 10 dicembre è stata un’opportunità di scambio tra i principali rappresentanti delle istituzioni europee: il Parlamento, la Commissione e il Consiglio, e rappresentanti di chiese e religioni. Il commissario Magnus Brunner, membro della Commissione europea responsabile del dialogo con le comunità di fede, ha sottolineato che «promuovere ponti tra le generazioni, creare opportunità per i giovani di diventare parti attive della società e di diventare cittadini attivi rientra tra i principali obiettivi strategici delle istituzioni europee per l’inizio del periodo legislativo».

 

La Conferenza delle Chiese Europee (Kek) ha contribuito alla discussione con un messaggio su come i giovani debbano essere trattati quali partner alla pari per affrontare efficacemente le gravi sfide del mondo. Henriette Greulich, presidente della World Student Christian Federation for Europe, ha pronunciato il messaggio a nome della Kek sottolineando che il dialogo intergenerazionale riguarda l’apprendimento reciproco. «Non è una strada a senso unico in cui le generazioni più anziane tramandano lezioni a quelle più giovani, né viceversa. Questo dialogo ci consente di comprendere le prospettive, i valori, i comportamenti e i quadri sociali degli altri». Nominando il cambiamento climatico, difendendo la democrazia, contrastando l’estremismo e salvaguardando le libertà, tra le altre sfide nel mondo, Greulich ha ribadito la necessità di trattare i giovani come partner alla pari. «Partecipazione paritaria significa più che consultare occasionalmente i giovani o invitarli a osservare il processo decisionale. Significa coinvolgerli in questi processi come contributori le cui voci plasmano attivamente le soluzioni».

 

Greulich ha inoltre osservato che il principio di collaborazione è fondamentale per le istituzioni europee, le organizzazioni filosofiche e le comunità religiose. «Le comunità religiose, in quanto spazi intrinsecamente intergenerazionali, possono modellare l’inclusione coinvolgendo i giovani nella governance e nel processo decisionale. Le generazioni più anziane, sebbene possano avere prospettive diverse, possono essere preziosi alleati, offrendo risorse, reti e conoscenze istituzionali per supportare le iniziative guidate dai giovani attraverso il tutoraggio o l’assistenza logistica».

 

 Dobbiamo anche andare oltre il tokenismo, le operazioni di facciata, ha esortato Greulich. «Chi detiene l’autorità decisionale? Quali voci sono escluse? Chi non è presente nella stanza? Queste domande sono fondamentali per comprendere e smantellare le barriere che impediscono una collaborazione significativa».  Ha concluso chiedendo un impegno per una collaborazione genuina. «Impegniamoci non solo a parlare dei giovani, ma a lavorare con loro, faccia a faccia, per dare forma a un futuro che sia inclusivo, giusto e resiliente”» ha affermato.

 

Il seminario ha visto la partecipazione di importanti rappresentanti delle istituzioni europee, tra cui la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola, rappresentanti della presidenza ungherese di turno nel Consiglio europeo e membri del Parlamento europeo, come loro controparti rappresentanti della Kek, delle Chiese ortodosse dell’Unione europea, delle Conferenze episcopali europee, della Conferenza dei rabbini europei, dei leader musulmani europei, dell’Unione buddista europea e altri.

Photo: Kek/Peter Pavlovic