Quali parole offrire a chi soffre?

Un giorno una parola – commento a Giobbe 5, 11

 

Dio innalza quelli che erano abbassati e pone in salvo gli afflitti, in luogo elevato

Giobbe 5, 11

 

Dio ha scelto le cose pazze del mondo per svergognare i sapienti; Dio ha scelto le cose deboli del mondo per svergognare le forti

I Corinzi 1, 27

 

 

 

Il versetto scelto per oggi dal libro di Giobbe non è un’affermazione di Giobbe ma di Elifaz, uno dei suoi amici che erano andati a visitarlo per consolarlo delle sue immense sofferenze ma che poi finirono per accusarlo. 

Questa affermazione, vera e presente in altri testi della Bibbia, può divenire in alcune situazioni una verità molesta. A Giobbe che si sentiva schiacciato dal dolore fa dire: “Pietà deve l’amico a colui che soccombe se anche abbandonasse il timor dell’Onnipotente. Ma i fratelli miei si sono dimostrati infidi come un torrente, come l’acqua di torrenti che passa” (6, 14-15).

Per Giobbe la verità contenuta in questo versetto divenne un peso anziché un sollievo perché lontana dalla sua esperienza. Per una persona a lungo schiaffeggiata dalla vita sentirsi dire che Dio innalza gli umiliati e salva gli afflitti può indurre a pensare: “Ma se Dio fa questo, perché lascia me nella polvere piuttosto che innalzarmi, come ha promesso? Che colpa ho commesso io che una parola così liberante, resti per me inefficace come torrente che passa?”.

 

Non si sentì anche Gesù moribondo abbandonato senza alcuno che lo innalzasse?  E allora?

Io credo che una parola di grazia debba prima di tutto orientare l’atteggiamento di chi la pronuncia. Se dunque so che Dio innalza gli umiliati, io per prima devo rialzare chi si sente nella polvere. Non posso semplicemente dichiarare che Dio lo fa e io invece uso la sua stessa parola per colpevolizzare chi l’ascolta. A volte la Parola di Dio può essere usata come una clava che lascia tramortiti dal senso di colpa.

 

“Pietà deve l’amico a colui che soccombe”, lamenta Giobbe. Recarci anche senza parole al cospetto di chi soffre è forse tutto quello che possiamo fare in certe occasioni.

Poi se la persona ce lo chiede possiamo leggere la parola di Dio che incoraggia, e ricordare che il Cristo che gridò il suo abbandono, il terzo giorno conobbe vita e gloria. E quella parola rimasta sospesa divenne per lui e per noi luminosa verità. Amen.

 

 

 

Immagine: John Linnell, Giobbe rimproverato dai suoi amici, Yale Center for British Art