Afghanistan. Vietata la formazione medica alle donne

Il decreto voluto dai talebani oltre a essere un ulteriore attacco all’accesso delle donne all’istruzione, avrà anche gravi ripercussioni sulla salute delle afgane 

 

È allarme per la notizia secondo cui le autorità in Afghanistan intendono vietare alle donne di studiare negli istituti di formazione sanitaria, come ad esempio ostetricia che, almeno fino ad oggi è rimasta una delle poche discipline consentite. In molte province, infatti, le pazienti donne possono essere visitate, curate solo da donne, ma se a queste verrà ora impedito di studiare e specializzarsi, le pazienti saranno prive di assistenza.

 

La scorsa settimana il Ministero della Salute Pubblica ha emesso una direttiva del leader supremo dei talebani, Haibatullah Akhundzada, per sospendere la frequenza delle donne negli istituti di formazione medica. 

Da quando hanno ripreso il controllo del paese il 15 agosto 2021, i talebani hanno imposto regole che violano sistematicamente i diritti di donne e ragazze nella maggior parte degli aspetti della loro vita, tra cui non solo il diritto all’istruzione (nel settembre 2021, i talebani hanno impedito alle ragazze di frequentare la scuola secondaria oltre la sesta elementare; nel dicembre 2022, hanno vietato a ragazze e donne di frequentare l’istruzione superiore), ma anche alla libertà di movimento e di parola, al lavoro, a partecipare alla vita pubblica e ad accedere all’assistenza sanitaria. Donne e ragazze non possono nemmeno andare in palestra o camminare in un parco.

 

Immediate le reazioni internazionali. L’Unione europea ha espresso la sua preoccupazione, parlando di «un’altra spaventosa violazione dei diritti umani fondamentali e un attacco ingiustificato all’accesso delle donne all’istruzione in Afghanistan». In una dichiarazione, si ribadisce come l’Unione europea rimanga «impegnata a sostenere donne e ragazze e tutti coloro i cui diritti sono costantemente violati in Afghanistan».

Medici senza frontiere ha dichiarato che il decreto avrà gravi ripercussioni sulla salute delle donne afgane. D’altronde il paese ha già uno dei più alti tassi di mortalità materna al mondo. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) in media muoiono 620 mamme ogni 100mila nati vivi.

 

Catherine Russell, direttrice generale del Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia, ha dichiarato che il nuovo decreto bloccherebbe immediatamente la formazione medica di migliaia di donne, mettendo a rischio l’accesso di donne e ragazze all’assistenza sanitaria. «Se implementato – ritiene Russell – questo sarebbe un altro colpo devastante ai diritti delle donne e delle ragazze di quel Paese, continuando una tendenza all’esclusione e alla negazione di opportunità per metà della popolazione». Inoltre, sempre secondo la direttrice dell’Unicef, avrebbe «anche conseguenze di vasta portata per la salute dell’intera popolazione afghana. Si perderebbero vite umane». Il Paese sta affrontando una forte carenza di operatori sanitari formati, soprattutto donne, il cui ruolo è vitale, insiste Russell, «nell’assicurare che le donne ricevano adeguata assistenza medica, che i bambini siano vaccinati e che le comunità abbiano accesso a servizi sanitari essenziali».