Corea del Sud, la parola delle chiese sulla crisi politica
«Il Consiglio nazionale delle Chiese cristiane in Corea non può tollerare il comportamento antidemocratico del presidente Yoon Seok-yeol»
Il Consiglio nazionale delle Chiese cristiane in Corea (Ncck), per bocca del suo segretario generale il pastore Jong-saeng Kim è intervenuto sulla crisi politica in corso in Corea del Nord.
«La dichiarazione di legge marziale d’emergenza del Presidente è incostituzionale, è stata una dichiarazione di guerra contro il popolo. Il Consiglio nazionale delle Chiese di Cristo in Corea non può tollerare il comportamento antidemocratico del presidente Yoon Seok-yeol. Egli sta minacciando la libertà e la sicurezza delle persone, calpestando la democrazia e spingendo la Corea del Sud in una crisi profonda. Fortunatamente, l’Assemblea nazionale ha revocato la legge marziale entro sei ore, ma questo non cancella la sua colpa di aver violato la Costituzione. Deve inginocchiarsi, chiedere scusa e assumersi la responsabilità giudiziaria di aver gettato il Paese in uno stato di disordine imponendo la legge marziale quando la situazione non era matura. Il presidente Yoon ha tradito la fiducia nella democrazia che il popolo coreano ha accuratamente costruito fin dalla democratizzazione del Paese nel 1987 e ha tentato di far regredire la società coreana nelle tenebre (Isaia 60:2). In una repubblica democratica, il presidente non è un monarca assoluto che opprime il popolo e lo fa lavorare con carri e cavalli (1 Samuele 8:11).
In conformità con la missione profetica conferita dal Signore, il Consiglio nazionale delle Chiese di Cristo in Corea non rimarrà inerte di fronte a un presidente che ha minato la democrazia e gettato il Paese nel caos, e farà tutto ciò che è in nostro potere per pregare per il ripristino della democrazia acquistata con il sangue della Corea».
In Corea del Sud, il cristianesimo è assai diffuso. I cristiani rappresentano circa il 28% della popolazione: l’8% sono cattolici e il 20% circa sono protestanti. Fra questi la Chiesa presbiteriana (3 milioni di membri circa) e la Chiesa metodista (oltre 1 milione e mezzo di membri) sono le più numerose.
Il segretario generale del Consiglio ecumenico delle Chiese (Cec), il pastore Jerry Pillay, ha espresso solidarietà e sostegno alle chiese coreane e a tutti i partner ecumenici e della società civile che lavorano per difendere i diritti umani, la democrazia e lo stato di diritto in questo periodo di crisi.
«Il popolo della Corea del Sud ha subito gravi violazioni dei propri diritti fondamentali sotto i regimi dittatoriali militari degli anni ’80, contro i quali le chiese sudcoreane e i movimenti della società civile hanno condotto coraggiose campagne per l’istituzione della democrazia e il rispetto dei diritti umani», ha affermato Pillay.
«Come in passato, il Cec è saldamente al fianco delle chiese e dei partner ecumenici e della società civile in Corea del Sud che cercano giustizia contro l’ingiustizia, democrazia contro l’autoritarismo e pace contro il conflitto».
Anche Il Consiglio nazionale delle Chiese di Cristo negli USA (NccUsa),ha ricevuto «con allarme la notizia della dichiarazione di legge marziale nella Repubblica di Corea e poi con sollievo diverse ore dopo la notizia della sfida a quell’ordine da parte di un voto dell’Assemblea nazionale del paese. Anche se la crisi immediata si è placata, il paese è ancora in subbuglio e l’incertezza probabilmente persisterà nel prossimo futuro. Le nostre preghiere sono con il popolo sudcoreano, mentre cerca di ripristinare la pace sociale».
L’NCC è da tempo partner del Consiglio nazionale delle Chiese in Corea (NCCK).
Come affermato dalla presidente e segretaria generale dell’NCC, la vescova Vashti Murphy McKenzie, in una comunicazione ai partner coreani: «L’NCC prega e incoraggia tutti i nostri membri a pregare affinché la protezione di Dio vi circondi e che la pace di Dio riempia i vostri cuori in mezzo all’incertezza. Che possiate continuare a trovare forza nella fede e coraggio nell’unità».