Affidarsi a Dio che cura le nostre ferite

Un giorno una parola – commento a Salmo 5, 11

 

Si rallegreranno tutti quelli che in te confidano

Salmo 5, 11

 

In ogni cosa raccomandiamo noi stessi come servitori di Dio, come afflitti, eppure sempre allegri; come poveri, eppure arricchendo molti; come non avendo nulla, eppure possedendo ogni cosa!

II Corinzi 6, 4; 10

 

Tutti nasciamo fragili, incapaci di tutto e questa condizione dura molto tempo, il tempo necessario perché impariamo a prenderci cura di noi stessi. Nasciamo dunque come creature che si affidano a chi li nutre, li accudisce, li protegge. Senza cura siamo perduti, senza fiducia non potremmo sopravvivere. Nella fiducia ben riposta c’è vita, c’è crescita, c’è attesa di futuro.

 

Non stupisce constatare che chi conserva questa fiducia originaria a lungo è generalmente persona serena e capace di genuina allegria. Mentre chi perde la capacità di affidarsi perché deluso o delusa da chi doveva prendersi cura di lui o lei quando ne aveva più bisogno, diviene spesso persona diffidente, chiusa agli altri, in guerra con il mondo e profondamente insicura. Nel ventaglio fra queste estreme disposizioni d’animo nei confronti della vita e del prossimo, fiducia piena o totale diffidenza, ci situiamo tutti e tutte noi.

 

Ma la buona notizia è che la sfiducia, come la tristezza, non è un destino.

 

La Parola di Dio può arrivare inaspettata e piantare nel cuore più disilluso una nuova pianticella che piano piano cresce e ci apre alla vita, ci trasforma in persone di nuovo capaci di affidarci. A chi? A quella Presenza discreta che parla al cuore, che ci calma, che spazza via giorno dopo giorno il disinganno, e ci fa ritrovare la fiducia originaria ormai da tempo perduta.

“Si rallegreranno – dice il salmista – tutti quelli che in Te confidano”. Sì, perché l’affidarsi a questo Spirito, a questa Presenza che parla d’amore e si prende cura delle nostre ferite, dona gioia, allegria, capacità di aprirci a relazioni nuove, a nuovi e lunghi orizzonti. Non fu forse così anche per l’austero e rigido Saulo da Tarso, tutto preso a giudicare e condannare? Quando lo Spirito l’incontrò sulla strada e la sua luce l’accecò, dovette reimparare a fidarsi di chi lo prendeva per mano per accompagnarlo verso una nuova vita. Aveva trovato Cristo. Anzi Cristo aveva trovato lui.  Paolo gli affidò la vita! E ritrovò il sorriso.

 

Amen.