Eternit, un’altra udienza
Davide Mattiello: «Questo processo merita l’attenzione del Paese perché è una vicenda simbolo di quella responsabilità sociale che la nostra Costituzione pretende dalle imprese»
Quella di Casale Monferrato è una storia lunga, dolorosa e difficile, che però ha costruito consapevolezza e risultati, sia riguardo le bonifiche degli edifici pubblici e dello stabilimento ex Eternit, sia per la realizzazione di una discarica pubblica per l’amianto, unica in Italia. Risultati importanti ottenuti grazie alla tenacia dell’Afeva (Associazione familiari e vittime amianto), un’Associazione che ha saputo coinvolgere nella vertenza amianto tutta la cittadinanza e le istituzioni, che indica una strada anche alle altre situazioni italiane drammaticamente compromesse dal punto di vista ambientale, sanitario e sociale.
Mercoledì 4 dicembre, in merito al processo d’appello Eternit-bis a Torino, in Corte d’Assise, l’udienza con la discussione della difesa di Stephan Schmidheiny, settantasettenne e ultimo patron di Eternit, già condannato dalla Corte d’Assise di Novara a 12 anni per 147 casi e prescrivendone le posizioni di 199 casi e assolvendolo perché il fatto non sussiste per 47 casi.
«Siamo stati all’udienza del processo d’appello bis in Corte d’assise – ha rilevato il presidente del Circolo Articolo 21 Piemonte, Davide Mattiello –, un processo che punta a riesaminare le morti collegate alla Eternit di Casale Monferrato. Articolo Ventuno, liberi di… da sempre è vicina alle famiglie delle vittime e alle persone ammalate. Questo processo merita l’attenzione del Paese perché è una vicenda simbolo di quella responsabilità sociale che la nostra Costituzione pretende dalle imprese. Responsabilità sociale che vuol dire non avvelenare l’ambiente e non trattare lavoratori e lavoratrici come pezzi fungibili e trascurabili della catena produttiva. Il processo Eternit è processo al capitalismo indifferente alla dignità di chi lavora ed al futuro della Terra».