Salvaguardare le minoranze religiose in Iraq

Una delegazione di chiese irachene in visita al Consiglio ecumenico delle chiese e la Chiesa evangelica tedesca dedica la seconda domenica di Quaresima 2025 ai cristiani in Iraq

 

Una delegazione dall’Iraq, tra cui rappresentanti delle comunità religiose zoroastriane, ha visitato il Consiglio ecumenico delle chiese (Cec), esprimendo apprezzamento per i modi in cui il Cec continua a promuovere la cittadinanza inclusiva in Iraq.
La delegazione, che ha anche partecipato alle riunioni delle Nazioni Unite mentre si trovava a Ginevra, ha discusso con il Cec del loro impegno continuo nel promuovere una pace sostenibile attraverso la giustizia e la cittadinanza inclusiva in Iraq. Il Consiglio ecumenico ha completato con successo un progetto per rivedere i programmi educativi nazionali, promuovendo l’istruzione e la pedagogia inclusive.

La collaborazione si è concentrata sulla libertà di religione e credo in Iraq.

 

Il Cec e la delegazione hanno discusso piani strategici per continuare un lavoro di impatto nella regione, promuovendo la pace, la giustizia e la cittadinanza inclusiva.

 

Carla Khijoyan, responsabile del programma Cec per la costruzione della pace in Medio Oriente, ha affermato: «Dare il benvenuto ai nostri amici e partner dall’Iraq nei nostri uffici di Ginevra è un’opportunità per incarnare il nostro impegno comune per la coesione sociale e la ricerca della giustizia e della pace. Celebra anche la ricca diversità religiosa, etnica e culturale che prospera attraverso la nostra comune umanità».

 

La delegazione in visita includeva: Dott. Awat Darya, rappresentante della religione zoroastriana in Kurdistan e Iraq; Dott. Ali Mousa Al-Mousawi, segretario generale dell’ICRHD International Council for Religion and Humanitarian Dialogue, Yasmeen Abu Hazim, ministero del Lavoro Qatar, e Azis Kalo, presidente, Association Culturelle kurde de Geneve.

 

Intanto in Germania l’Ekd, la Chiesa evangelica tedesca, a sua voltra riflette sulla situazione delle minoranze in Iraq a dieci anni dal regime terroristico dell’IS (Stato Islamico). Qual è lo stato della libertà religiosa nel Paese? Come stanno in particolare i cristiani iracheni e gli yazidi? E perché hanno bisogno della nostra attenzione ora più che mai?

 

La Chiesa evangelica in Germania, pone queste domande al centro del suo ricordo e della sua intercessione per i cristiani oppressi e perseguitati in occasione della Domenica Reminiscere 2025, la seconda domenica di Quaresima, il 16 marzo prossimo. Questa giornata annuale di ricordo è particolarmente dedicata ai cristiani che, in molti paesi del mondo, sono limitati nella loro pratica e quindi nella loro libertà religiosa.

 

Il 16 marzo, l’Ekd chiede quindi sostegno nel culto, nella preghiera e con aiuti pratici, soprattutto per le chiese e le altre minoranze in Iraq. Ora è stato pubblicato un sito web con informazioni attuali, materiale di base e idee per l’organizzazione delle funzioni religiose, che può essere letto al link www.ekd.de/irak.

 

Tracce di aree di insediamento cristiano in Iraq possono essere fatte risalire al I secolo. Prima della conquista islamica nel VII secolo, i cristiani costituivano la maggioranza della popolazione. Ma poterono rivestire un ruolo importante anche nei secoli successivi. Dall’invasione statunitense di ben 20 anni fa e soprattutto dalla campagna di conquista da parte della milizia terroristica Stato Islamico (IS), il loro numero è diminuito drasticamente. Le comunità cristiane di Mosul e della Piana di Ninive sono state costrette a fuggire dalla brutale violenza dell’Isis nel 2014 e poche sono tornate oggi. All’inizio del 21° secolo i cristiani erano circa 1,5 milioni di abitanti, oggi, secondo le stime, sono al massimo 150.000.

 

Il cristianesimo iracheno rappresenta culture diverse, influenzato ad esempio da radici e influenze armene, assire e caldee; il paese nel suo insieme ha una storia religiosa e culturale estremamente ricca. Fino alla metà del XX secolo vi era inclusa anche la religione ebraica, che rappresentava un gruppo di popolazione estremamente importante. Anche minoranze come i mandei, gli yazidi e gli zorosatriani hanno contribuito a plasmare l’Iraq, a maggioranza musulmana.

 

«Ma i regimi terroristici come l’ISIS con la loro ideologia della violenza non possono resistere proprio a tale diversità, a tale ricchezza religiosa e culturale. Ecco perché fanno affidamento sulla loro completa distruzione. Ed è scioccante come la vita cristiana e le altre minoranze siano state espulse, torturate, distrutte e, con l’eccezione di alcuni che sono rimasti o sono tornati, gravemente indebolite in un breve periodo di tempo», riflette la vescova Petra Bosse-Huber.

 

Gli atti terroristici dell’ISIS hanno colpito in particolare il gruppo yazida, la cui persecuzione e uccisione è stata ora riconosciuta come genocidio da molti stati, inclusa la Germania, dove vive la più grande comunità di esiliati yazidi.

 

«Chiediamo alle nostre congregazioni di pensare ai fratelli e alle sorelle dell’Iraq, di includerli nella loro intercessione e di sostenerli anche concretamente. Aiutiamo a preservare la speciale tradizione cristiana in Iraq e a proteggere la ricchezza della sua storia», ha concluso Bosse-Huber.