Trieste: un’operazione che maschera il fallimento senza risolvere nulla
Il comunicato delle organizzazioni impegnate a favore delle persone migranti
Il seguente comunicato stampa è stato firmato da ICS, Linea d’Ombra, Diaconia Valdese e No Name Kitchen:
«Lo “sgombero” dei migranti dall’area del Porto Vecchio a Trieste nella giornata del 20 novembre si configura come un semplice trasferimento di richiedenti asilo costretti a vivere in condizioni precarie e pericolose dopo la chiusura del Silos lo scorso giugno. Questo trasferimento permetterà finalmente a queste persone, fino ad ora abbandonate, di accedere all’accoglienza che spetta loro in base alle normative vigenti, finora disattese.
Nonostante venga presentata come un’azione risolutiva ed efficiente, l’operazione rappresenta l’ennesima dimostrazione di una gestione straordinariamente carente. Se infatti i richiedenti asilo avessero avuto accesso, come previsto dalla legge, a un sistema di prima accoglienza adeguato al loro arrivo, con una successiva e rapida redistribuzione sul territorio nazionale, l’indecoroso abbandono nell’area del Porto Vecchio non si sarebbe verificato. La scenografica e onerosa operazione sarebbe stata così del tutto superflua.
A questo si aggiunge la mancata attuazione di interventi già pianificati, come l’incremento dei trasferimenti, attualmente limitati a una cadenza bisettimanale, e l’ampliamento della struttura di prima accoglienza all’ostello di Campo Sacro. Qui, infatti, non sono ancora iniziati i lavori per l’adeguamento del sistema fognario, né sono stati posizionati i moduli abitativi annunciati, che avrebbero raddoppiato la capacità della struttura, portandola ai 150 posti previsti. Queste mancanze hanno costretto i richiedenti asilo a rifugiarsi nelle strutture abbandonate del Porto Vecchio, esponendoli ulteriormente al rischio di sfruttamento da parte di piccoli gruppi criminali.
Gravissima, infine, la decisione di celare l’intera operazione alle associazioni che quotidianamente si occupano dei migranti abbandonati dalle istituzioni. L’operato di queste realtà sul campo è ciò che concretamente impedisce il peggioramento della situazione, anche sotto il profilo della sicurezza.
In conclusione, l’intervento odierno si limita a coprire un persistente fallimento nella gestione della prima accoglienza a Trieste, senza risolvere nulla. Offre un sollievo temporaneo alle persone coinvolte, ma il rischio è che – in poche settimane – si ripresentino gli stessi fenomeni di abbandono, perpetuando un ciclo di inadempienze istituzionali apparentemente senza fine. Ribadiamo la necessita di attivare quanto prima, anche in vista dell’inverno, una struttura di bassa soglia che dia un’adeguata accoglienza alle persone in transito».
Qui il rapporto “Silos vuote, strade piene” presentato ad ottobre.