Porre il fondamento sulla roccia
Un giorno una parola – commento a Luca 6, 47-48
Confidate per sempre nel Signore, perché il Signore, sì il Signore, è la roccia dei secoli
Isaia 26, 4
Chiunque viene a me e ascolta le mie parole e le mette in pratica, io vi mostrerò a chi assomiglia. Assomiglia a un uomo il quale, costruendo una casa, ha scavato e scavato profondamente, e ha posto il fondamento sulla roccia; e, venuta un’alluvione, la fiumana ha investito quella casa e non ha potuto smuoverla perché era stata costruita bene
Luca 6, 47-48
Quello che Gesù dice in questa parabola non è un gentile consiglio, suona piuttosto come un avvertimento; forse poco simpatico, ma – se si decide di dar credito a Gesù – certamente di vitale importanza.
Chi lo ascolta e poi agisce in conformità a quanto ascoltato, si costruisce una casa dove può abitare stabilmente, nonostante i pericoli. Chi, invece, non fa seguire l’azione all’ascolto, cioè, detto con estrema franchezza, chi non obbedisce, si costruisce una casa che gli crolla addosso e lo seppellisce. Quello di cui si parla qui, quindi, è l’aspetto pratico della rivelazione, le sue conseguenze.
Se la Parola di Dio è ciò che ce lo fa conoscere, l’obbedienza ci conduce in un cammino che ci rende simili a lui.
Attenzione, però, a non contrapporre il fare all’ascoltare, ovvero l’azione alla contemplazione. Questa contrapposizione non sembra esistere nelle logiche di Gesù.
Se pensiamo che questa parabola affermi che la salvezza dipende sostanzialmente dall’obbedienza, e quindi tutto sommato da noi, si fa una lettura superficiale delle parole di Gesù, considerandolo alla stregua di qualunque guru che ti insegna quello che devi fare e poi tocca a te. Ma questo non è il vangelo. Gesù non è un life coach, Gesù è il Salvatore.
Quello che Gesù vuole dirci con questa parabola non è che la tua salvezza dipende dalla tua obbedienza, piuttosto che se non c’è obbedienza allora non c’è stato ascolto vero.
Per capire meglio osserviamo come in questi pochi versetti è descritta in tre espressioni la condizione del vero discepolo. Egli è innanzitutto “chiunque va a Lui” cioè chi cerca salvezza in lui; poi, è colui che ascolta la sua Parola, e infine è colui che mette in pratica ciò che ha ascoltato.
Ed è l’ascoltare che fa tutta la differenza: se ascolti quella Parola, se l’ascolti davvero, allora quella parola ti cambia, ti trasforma, genera in te un’urgenza di agire in conformità ad essa, non è dunque la tua volontà che fa la differenza, non sei tu che scegli. A fare la differenza è l’ascolto; e non un ascolto qualunque, ma l’ascolto della Parola di Gesù. Amen.