Avvento: il tempo in cui le porte si aprono

L’attesa del Natale rafforza ogni anno la nostra fiducia nel fatto che si è aperta una porta per noi verso la gloria di Dio

 

Avete presente dei bambini che aspettano qualcosa? L’arrivo degli ospiti per una festa? I nonni che potrebbero suonare il campanello in ogni momento? Bambini che chiedono in continuazione quanto manca ancora? Se avete presente la loro felicità impaziente, avete colto l’atmosfera dell’Avvento. Le settimane prima di Natale sono settimane di attesa. Stiamo aspettando impazienti, ma allo stesso tempo pieni di gioia, l’arrivo del nostro Signore – simbolicamente festeggiato nella celebrazione natalizia. 

 

Un’usanza a me cara del periodo d’Avvento, che proviene dalla tradizione luterana tedesca ma  che ha ormai raggiunto anche il consumo di massa, è il cosiddetto calendario dell’Avvento. Nasce nel XIX secolo insieme alla corona d’Avvento. Nei primi anni questi calendari erano molto più elementari di oggi: semplici linee di gesso sul muro, ad esempio, cancellate una per giorno. Altre famiglie disponevano di ventiquattro piccoli disegni da appendere uno al giorno. Così si è sviluppato il “classico” calendario dell’Avvento: ventiquattro piccole “porte” da aprire. Dietro, troviamo piccoli disegni, cioccolatini o regalini. Ormai c’è di tutto e di più. L’idea comunque è sempre la stessa: addolcire l’attesa aprendo ogni giorno una porticina per vedere cosa ti aspetta dietro. Ogni porta del calendario ci conduce più vicino alla gioia della festa. 

 

Ogni tanto provo persino un po’ di invidia nei confronti dei bambini che contano i giorni fino a Natale. A loro non importa trovare qualcosa di particolare nel calendario; magari c’è solo un piccolo disegno dietro alla porticina, ma si vive comunque la sensazione di un’impazienza felice: ogni giorno che passa si avvicina il momento tanto atteso. 

 

Noi non siamo più bambini e forse non ci bastano più le piccole porticine per sentire questa felice impazienza nell’attesa del Natale. Ma il desiderio di aprire una porta o di trovarne una aperta è rimasto dentro di noi anche da adulti: una porta chiusa non rappresenta quasi mai qualcosa di positivo – sia per chi è fuori dalla porta, sia per chi è dentro. Trovare una porta che mi si chiude in faccia non è piacevole così come una che proprio non si vuole aprire. Invece una porta aperta simboleggia una nuova possibilità, esprime amicizia e disponibilità ad aiutare. Questa tradizione del conto alla rovescia, con le porte del calendario che si aprono, può essere interpretata anche in questo senso: il tempo dell’Avvento è il tempo in cui le porte si aprono, e non solo le porte del calendario. 

 

L’Avvento rafforza ogni anno la nostra fiducia nel fatto che si è aperta una porta per noi verso la gloria di Dio. Attraverso questa porta possiamo intravedere la gioia e la felicità che è già giunta nel nostro mondo con la nascita di Gesù e giungerà in pienezza alla fine dei tempi con il suo ritorno. E questa porta non l’apriamo noi (come avviene per quelle del calendario) ma è Dio stesso che apre per noi la porta verso il suo regno e ci fa entrare: “Ecco, ti ho posto davanti una porta aperta, che nessuno può chiudere” (Apc 3,8).

 

L’Avvento è il tempo delle porte aperte. Questa porta, che Gesù ci apre verso il Padre, può aprire delle porte anche nella nostra vita. Cosa troveremo dietro la porta? Entriamo in luoghi che non siamo soliti frequentare. Percorriamo una strada fuori dai nostri soliti tracciati. Incontriamo chi non abbiamo incontrato prima. Modi diversi per aprire porte.

Così il calendario dell’Avvento ci ricorda che non siamo ancora arrivati. Che siamo per strada. Per strada verso Natale. Per strada verso il Regno di Dio. Impariamo allora dai bambini a essere più impazienti, ma al contempo anche più aperti alla gioia che sta giungendo! 

 

 

Da www.chiesavaldese.org