Non rinchiudersi nella fortezza: il cinema per i diritti e la difesa del pluralismo

Il Premio per il rispetto delle minoranze e per la laicità al Torino Film Festival in corso in questi giorni

 

Si è aperta venerdì 22 novembre la 42° edizione del Torino Film Festival (che si concluderà il 30 novembre), che prevede, tra le varie iniziative, il «Premio per il rispetto delle minoranze e per la laicità», assegnato dalla Giuria Interfedi, giunto alla sua undicesima edizione. Il premio è promosso della chiesa valdese e della comunità ebraica di Torino, con la partecipazione del Comitato Interfedi della Città di Torino, che riunisce i rappresentanti di cristianesimo (cattolici, protestanti e ortodossi), ebraismo, induismo, islamismo, buddismo e del mondo mormone.

 

Come si legge nel comunicato stampa che presenta l’iniziativa, «nell’ambito del comune impegno nella società verso la difesa del pluralismo delle idee, il rispetto dei diritti e della dignità umana, il Premio […] mira a promuovere film che contribuiscono a dare voce a tutti i tipi di minoranze, a promuoverne il rispetto, il riconoscimento dei diritti, l’integrazione, il superamento delle discriminazioni o che affermano i valori della laicità, della cultura della tolleranza, del rispetto dell’autonomia, della libertà e della responsabilità individuali».

 

Nel contesto nazionale e internazionale attuale, il Premio assume una valenza particolare, infatti i promotori (si legge ancora nel comunicato) «condividono la preoccupazione verso la crescente frequenza di violenze e disparità di genere o per orientamento sessuale, atteggiamenti xenofobi e razzisti, propaganda antisemita e discriminazioni nei confronti di varie comunità di fede e ricordano non solo come il rispetto delle minoranze corrisponda ad una concezione pluralistica della società e del suo ordinamento, ma anche, a fronte dei richiami alla democrazia della maggioranza, il ruolo essenziale e stimolatore delle minoranze.

 

Di fronte alla crescente tendenza a volersi rinchiudere in una fortezza, il Premio afferma l’accoglienza, la condivisione, la solidarietà, il rispetto reciproco, la dignità umana, l’accettazione delle diversità etniche, culturali e religiose quali fondamenta per una società giusta ed inclusiva, multietnica, multiconfessionale, multiculturale, in cui il diritto e la libertà del singolo individuo siano preservati».

 

Ad affermare il dialogo tra le religioni e la pluralità di fedi e culture come occasione di arricchimento reciproco, i componenti della Giuria Interfedi sono designati dai tre promotori dell’iniziativa. In questa edizione, si tratta di Anna Coïsson (Chiesa valdese), Violet Kimiaee (Comunità ebraica) e Walter Nuzzo (Comitato Interfedi).

 

I film in gara quest’anno sono: L’aguille (The Needle) di Abdelhamid Bouchnack, (Tunisia/Francia/Arabia Saudita), The Bring of Dreams di Ayman El Amir, Nada Riyadh (Egitto/Francia/Danimarca/Qatar/Arabia Saudita), Holy Rosita di Wannes Destoop (Belgio), Kasa branca (White House) di Luciano Vidigal (Brasile), In ultimo di Mario Balsamo (Italia), Norvegian Democrazy di Fabien Greenberg, Bård Kjøge Rønning (Norvegia), Soldier Monika di Paul Poet (Austria), Under the Grey Sky di Mara Tamkovich (Polonia), Woman of God di Maja Prettner (Slovenia).

 

Nelle precedenti dieci edizioni, il premio Interfedi è stato assegnato a: La Plaga di Neus Ballus (2013), Felix & Meira di Maxime Giroud (2014), Coup de Chaud di Raphaël Jacoulot (2015), Avant les Rues di Chloè Leriche (2016), À Voix Haute di Stéphane De Freitas (2017), Nos Batailles di Guillaume Senez (2018), Made in Bangladesh di Rubaiyat Hossain (2019), Lingui di Mahamat-Saleh Haroun (2021), I sogni abitano gli alberi di Marco Della Fonte (2022) e Amen di Andrea Baroni (2023).

 

Per maggiori informazioni sul premio, incluso il suo regolamento, si può consultare il sito www.premiogiuriainterfedi.org