Il calcio come integrazione e crescita
Grande successo per il torneo dedicato ai ragazzi stranieri rifugiati. Vince Palermo, in squadra tre ragazzi del Centro diaconale valdese “La Noce”
Nell’ambito delle attività legate al tema dell’integrazione, la Figc, Federazione italiana gioco calcio, attraverso il Settore Giovanile e Scolastico ha sviluppato il Progetto Rete!, iniziativa rivolta ai ragazzi accolti nei progetti SAI-Sistema accoglienza integrazione, nelle strutture di accoglienza, nelle Comunità di Alloggio e nelle Case Famiglia presenti in tutto il Paese.
Nel corso delle 10 edizioni il Progetto Rete! Refugee Teams ha «abbracciato» oltre 10.000 ragazzi: sono stati 2768 quelli iscritti nel 2024, coinvolgendo 230 Centri di Accoglienza in tutto il territorio Nazionale. A Coverciano, dal 15 al 17 novembre si è svolta la fase finale, che ha visto partecipare le 4 squadre vincenti la fase interregionale: Abruzzo, Calabria, Liguria e Sicilia. A Coverciano dunque, solitamente casa della Nazionale italiana di calcio, i ragazzi migranti di minore età accolti nel Sai-Sistema accoglienza integrazione del Comune di Palermo hanno vinto il Torneo Nazionale Refugee Team del Progetto Rete.
Il Capitano, il Vice Capitano e il centrocampista titolare della squadra sono tre dei minori accompagnati dal SAI “Casa dei Mirti” del Centro Diaconale “La Noce” – Istituto Valdese. “Casa dei Mirti” è una di Struttura di Accoglienza di Secondo Livello per Minori Stranieri non Accompagnati. Destinatari del servizio sono 15 minori stranieri non accompagnati dai 14 ai 18 anni con possibilità di proseguimento fino al 21° anno di età. La struttura fa riferimento – si legge sul sito del Centro La Noce – ad un modello di tipo familiare che considera come suo presupposto teorico-metodologico di base “la funzione simbolica e trasformativa” della dimensione comunitaria. Tale approccio si traduce nell’obiettivo di creare relazioni adulte con figure di riferimento, di investire sui temi della routine, della quotidianità e della regolazione rituale che produce benessere e stabilità, di posizionarsi dentro un sistema di regole e di sperimentare un ambiente caldo, accogliente e sicuro. La finalità generale è quella di riattivare i percorsi evolutivi dei ragazzi sostenendo i processi di riorganizzazione positiva della loro esistenza.
Durante i tre giorni, oltre a sfidarsi sul campo, le quattro squadre finaliste hanno avuto l’opportunità di visitare il Museo del Calcio nella giornata di venerdì, fare un incontro formativo con gli psicologi domenica e incontrare Bernardo Corradi e Leonardo Bonucci che hanno portato il loro saluto a tutti i ragazzi. È stata un’occasione di vita comunitaria straordinaria che sicuramente resterà impressa nelle menti di questi giovani ragazzi per tutta la vita.
In 10 edizioni di Progetto Rete la Sicilia ne ha vinte 5, Palermo entra nell’albo d’oro del Torneo dopo le vittorie di Caltagirone (2 volte), Mineo/Vizzini e Partinico. La Sicilia ha sempre tenuto la leadership del Progetto Rete, nell’ultima edizione hanno partecipato ben 58 comunità con oltre 1000 minori in campo. L’obiettivo è quello di promuovere e favorire l’interazione in processi di inclusione sociale e interculturale. Il calcio diventa pertanto strumento di integrazione attraverso l’educazione ai valori, utilizzando l’attività sportiva come modello per la società civile.
Il programma è stato più volte segnalato dalla UEFA come un caso di successo ed un punto di riferimento per le altre Federazioni calcistiche europee; è stato inoltre ulteriormente valorizzato come best practice sul tema dell’integrazione e della lotta al razzismo tramite l’inserimento all’interno della “UEFA Football and Refugees Good Practice Guide”, documento che illustra le migliori pratiche sul tema dell’inclusione dei rifugiati attraverso il calcio. L’attività, che in 10 edizioni ha coinvolto oltre 10.000 minori stranieri, è finalizzata a utilizzare il calcio come strumento e veicolo formativo e di inclusione, promuovere comportamenti eticamente corretti attraverso l’educazione ai valori, migliorare la comprensione dell’importanza dell’attività fisica e del suo impatto positivo sulla salute e sullo sviluppo sociale e creare un modello di integrazione.