Dio ci libera dai lacci che ci legano
Un giorno una parola – commento a Luca 6, 17-18
L’anima nostra è scampata come un uccello dal laccio dei cacciatori: il laccio è stato spezzato e noi siamo scampati
Salmo 124, 7
Sceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante, dove si trovava una gran folla di suoi discepoli e un gran numero di persone di tutta la Giudea, di Gerusalemme e della costa di Tiro e di Sidone, i quali erano venuti per udirlo e per essere guariti dalle loro malattie
Luca 6, 17-18
Succede di sentirci talvolta come presi da un laccio, in una situazione dalla quale vorremmo allontanarci, fuggire, ma è come se fossimo legati senza riuscire a spezzare quel qualcosa che ci imprigiona, impedendoci di muoverci liberamente. L’immagine del laccio è usata, in particolare nei libri poetici dell’Antico Testamento, per rappresentare con grande efficacia espressiva la sensazione del trovarsi intrappolati, chiusi, costretti.
Anche le tante persone che si ammassavano per poter vedere e ascoltare Gesù si sentivano prese da un laccio, costrette in una condizione o in una situazione che sentivano estranea, alienante e opprimente e senza uscita. Pensiamo alla donna sirofenicia e alla malattia della sua bambina (Marco 7, 26), al cieco Bartimeo (Marco 10, 46) e alla sua infermità, al paralitico costretto sul suo lettuccio (Marco 2, 3), agli “indemoniati” e al loro terribile tormento.
Pensiamo ancora a Zaccheo (Luca 19, 2), il pubblicano ricco e senza scrupoli, al malessere che lo rode per una ricchezza ottenuta ingiustamente, che sente come un peso, come un laccio che lo intrappola. Tanti e tante Gesù incontra e guarisce dal loro male fisico o morale, se hanno il coraggio di fare il passo nel buio della fede, andando oltre se stessi e il piccolo orizzonte personale. E noi, umanità di oggi, quali sono i lacci che ci legano, opprimono e imprigionano? Sono tanti, anche se molti dei mali che affliggevano i nostri predecessori sono facilmente vinti o temperati grazie alla medicina, alla scienza e alla tecnica. Penso, però, a tante nostre vite nelle quali stentiamo a trovare un senso, un significato, una direzione, vite che sono sentite come una prigione, un peso doloroso da portare.
In Gesù Cristo possiamo trovare, come quelle folle che accorrevano a lui, una speranza nuova, una prospettiva e un significato per vivere bene e pienamente questa vita, riempendola di senso, dandole cioè significato e direzione, nell’orizzonte, che ci attende, di una luminosa eternità. Amen.