Comunità in ricerca
Un giorno una parola – commento a II Corinzi 12, 10
L’arco dei potenti è spezzato, ma quelli che vacillano sono rivestiti di forza
I Samuele 2, 4
Per questo mi compiaccio in debolezze, in ingiurie, in necessità, in persecuzioni, in angustie per amor di Cristo; perché, quando sono debole, allora sono forte
II Corinzi 12, 10
Già ai tempi dell’apostolo Paolo, il periodo della predicazione di Giovanni Battista e di Gesù sono passati. Il tempo passa, e passa anche per le prime comunità cristiane, e con il trascorrere del tempo, si corre il rischio di non rispondere più alla propria chiamata e alla propria vocazione. Da una parte la comunità rischia d’essere scambiata con una conventicola chiusa e forse anche un po’ pericolosa. Dall’altra parte vi è il rischio di confluire acriticamente nella cultura di massa del proprio tempo. Quale messaggio particolare potrebbe trasmettere una tale comunità?
Nella seconda epistola a Timoteo leggiamo: «Dio, infatti, ci ha dato uno spirito non di timidezza, ma di forza, d’amore e di autocontrollo. Non aver dunque vergogna della testimonianza del nostro Signore, né di me, suo carcerato, ma soffri anche tu per il vangelo, sorretto dalla potenza di Dio». Timoteo viene richiamato per divenire “come un buon soldato di Cristo Gesù”: un individuo capace anche di impegnarsi per la verità del Vangelo della vita: “predica la parola, insisti in ogni occasione favorevole e sfavorevole, convinci, rimprovera, esorta con ogni tipo di insegnamento e pazienza” (II Timoteo 4, 2).
Una fede che distoglie lo sguardo dall’immagine luminosa ed illuminante, immagine variegata ma sempre concisa che il Nuovo Testamento dipinge nel suo insieme di Gesù, corre il rischio di disorientarsi, di disperdersi, di perdersi nel buio. L’immagine della comunità, che possiamo incontrare attraverso questi testi, è quella di una comunità in ricerca, una comunità ancora capace di discutere e di interrogarsi ancora sul profondo significato della Parola per il proprio vissuto. Una comunità che si trova in cammino, che ha ancora voglia di continuare la propria testimonianza di fede e di impegno in una realtà non sempre altrettanto aperta a questo tipo di testimonianza.
Incontriamo, nei testi del Nuovo Testamento, delle comunità aperte, in cui si rispecchiano i problemi dei giovani come quegli degli anziani, delle famiglie, delle vedove, di ricchi e poveri, delle persone sposate e non sposate, una comunità composita, socialmente e culturalmente parlando, che cerca di essere chiesa insieme. Non è difficile vedere e riscoprire in questi testi l’immagine delle nostre comunità, comunità che non devono avere timore di esternare la testimonianza del nostro Signore. Amen.