C’erano una volta i consultori
Ancora sul tema del mensile Eco delle valli valdesi di novembre: “Aborto volontario e obiezione di coscienza”
È in distribuzione in tutto il territorio del pinerolese nell’area sud della provincia di Torino (lo trovate in centinaia di luoghi pubblici, dalle biblioteche ai negozi) il numero di novembre del mensile free press L’Eco delle valli valdesi che potete leggere integralmente anche dal nostro sito, dalla home page di di www.riforma.it. Il dossier di questo mese si intitola “Aborto volontario e obiezione di coscienza”. Buona lettura
La decrescita demografica è colpa delle donne che non fanno figli, bisogna allora fermare quelle che decidono di abortire. Sarà questo l’assunto fatto proprio dalla politica e dalle diverse amministrazioni che in Piemonte hanno permesso a delle associazioni pro vita e antiabortiste di entrare in un ospedale pubblico con l’intento di scoraggiare donne che, facendo ricorso a un loro diritto sancito da una legge nazionale, decidono di ricorrere a un’interruzione di gravidanza.
L’aborto, le donne lo sanno, è una extrema ratio. I luoghi che sono nati per accoglierle in questo momento delicato della vita, per ascoltare e informare sulle opzioni a disposizione, sono i consultori, che stanno sparendo. «I team, composti da psicologi, assistenti sociali e da tutte le figure professionali che ne facevano parte, sono stati sostituiti da volontarie con una precisa posizione ideologica che, in primis, non dovrebbero stare in un ospedale pubblico», dicono dal Coordinamento Donne Val Pellice, che ha condiviso un articolo dal titolo «I consultori devono tornare luoghi di rispetto», proprio per portare l’attenzione su questo tema.
«Sono diminuiti in tutta Italia, anche qui nel Pinerolese, perché si è deciso di investire sempre meno in questi luoghi. Trent’anni fa erano molto più disponibili figure professionali che adesso ci sono solo a chiamata o su segnalazione. Da noi c’è una sofferenza di personale, come ostetriche e medici, che fanno quello che possono ma non riescono più a svolgere una serie di attività, come quella di educazione affettiva e sessuale con le scuole. Una volta questa era fatta per prassi: tutte le terze medie andavano nei consultori, avevano la possibilità di conoscere il luogo, di incontrare il personale, venivano fatti interventi nelle scuole». Ora non più.
«Questo lavoro aveva un valore inestimabile perché è così che poni le basi per le relazioni tra sessi diversi. È lì che nasce il rispetto vicendevole, ed è lì che nasce l’educazione sessuale che evita le gravidanze in giovane età. L’assenza di educazione nelle scuole credo sia evidente anche nella zona del Pinerolese e Valli, dove non si riesce a far passare l’informazione neanche attraverso gli insegnanti. Quindi ragazzi e ragazze cercano altrove le risposte alle domande sulla loro sessualità». D’altra parte esiste un gruppo di giovani donne, quelle di NonUnadiMeno, estremamente consapevoli e determinate nel sostenere e difendere i propri diritti. «Ci sono delle giovani anche nella rete “+di194 Voci” di cui il Coordinamento Donne Val Pellice fa parte, che si impegna attraverso modalità differenziate compreso quello legale e sanitario, per riportare i diritti delle donne e il rispetto in questi luoghi».