Nonostante tutto il giornalismo vive
Il pensiero critico passa anche attraverso le inchieste condotte da giovani autori e autrici, nella linea tracciata da chi, negli anni, ha corso rischi professionali pagati di persona
«Nonostante tutto, il giornalismo che non muore…»: e così è stato; il premio “Morrione”che si è concluso a Torino, ospitato dalla “fabbrica” del gruppo Abele e da don Luigi Ciotti, ha inverato il titolo. Nonostante i tempi bui che stiamo vivendo, nonostante la crescente voglia di bavagli, nonostante il quotidiano attacco al pensiero critico, alle differenze, alle diversità, la voglia di inchieste e di giornalismo non genuflesso, continua a resistere, anzi trova nuove strade e nuove proposte.
Il premio dedicato a Roberto Morrione, straordinario giornalista, emblema di un servizio pubblico ormai dissolto, una vita dalla parte dell’articolo 21 della Costituzione, antifascista sino all’ultimo giorno della sua vita, prima da giornalista Rai e poi da direttore di Libera informazione, ha rivelato questo desiderio di libertà, una vera e propria ansia di conoscenza, interpretata dalle centinaia di progetti inviati alla giuria del premio.
Il premio Morrione è davvero singolare nel panorama nazionale, non è un luogo di incontro dei famosi e neppure uno scambio di premi tra giornalisti in carriera, ma è ormai diventato il laboratorio dove si sperimentano i giovani talenti, sotto i trenta anni; ai vincitori viene data la possibilità di realizzare il loro progetto, assistiti da tutor professionali. E loro sono stati i protagonisti con inchieste dedicate alla Guardia Costiera, al disagio mentale, ai migranti, alla all’odio verso le donne, al disprezzo della diversità, agli oltraggi alla dignità della persona: non ha caso ha vinto un podcast di denuncia contro il disprezzo del corpo della donna.
Tutte le proposte, non solo quelli dei finalisti, hanno manifestato una immensa passione civile, il desiderio di illuminare le oscurità, la capacità di non rassegnarsi al triste spirito dei tempi. E ora è nata anche una “Accademia” frequentata da trenta ragazze e ragazzi. Da questa edizione è stata inserita nell’ambito del premio una sezione dedicata a Riccardo Laganà, primo consigliere di amministrazione votato dai dipendenti della Rai, persona schiva e determinata, che aveva nel cuore la Costituzione e la cura per l’ambiente e per ogni essere umano, a cominciare dagli animali.
La rassegna, come sempre, non ha dimenticato i giornalisti minacciati, quelli costretti a una vita sotto scorta, il “giornalisticidio” in corso a Gaza, senza trascurare chi, anche in Italia, attende da anni verità e giustizia. Il collettivo Cesura insieme alla mamma e al papà di Andrea Rocchelli, hanno inaugurato una mostra con alcuni dei suoi scatti, mostra che sarà visitabile, nei locali di Fabbrica a Torino, corso Trapani… Sono ritratti volti di donne, di bambini che soffrono per la guerra e per la fame.
Andrea Rocchelli e Andrej Mironov sono stati uccisi dai miliziani ucraini, ma il governo italiano non ha mosso un dito… “Prima gli italiani” non vale per Ilaria Alpi, Miran Hrovatin, Mario Paciolla, Andrea Rocchelli, Enzo Baldoni, Raffaele Ceriello, Italo Toni e Graziella De Palo… Le istituzioni dei giornalisti presenti con i presidenti della Federazione della stampa e dell’Ordine dei giornalisti, Vittorio di Trapani e Carlo Bartoli, il segretario dei giornalisti della Rai Daniele Macheda, il presidente dell’Ordine dei giornalisti del Piemonte, Stefano Tallia, hanno confermato che resteranno dalla loro parte e continueranno a reclamare verità e giustizia.
“Nonostante tutto…” qualcosa ancora si muove, la speranza non è morta e la speranza è l’unica barriera che può fermare gli imprenditori dell’odio, della, paura, del livore sociale… Abbiamo il dovere di provarci, ce lo avrebbe chiesto anche Roberto Morrione, il baffo rosso.
Giuseppe Giulietti è coordinatore nazionale di “Articolo 21”, già presidente della Federazione nazionale stampa italiana