Reato universale?

 

Il Reato universale di gestazione per altri: un recente commento di Amnesty International Italia. Una questione affrontata dal Sinodo delle chiese metodiste e valdesi nel 2023

«Il 16 ottobre è stata approvata definitivamente la proposta di legge presentata da Fratelli d’Italia per rendere la gestazione per altri (Gpa) un «reato universale», cioè perseguibile in Italia anche se praticata all’estero da cittadini o cittadine italiane», così ricorda il comunicato stampa diramato da Amnesty International Italia che prosegue, «riconoscendo la complessità etica del ricorso a tale tecnica di procreazione, Amnesty ritiene opportuno commentare sulla sua caratterizzazione di “reato universale”, interpretabile come una forzatura giuridica. I reati universali sono di una gravità assoluta, come la tortura, il genocidio, la riduzione in schiavitù e i crimini contro l’umanità, e sono considerati come tali dalla comunità internazionale nel suo complesso. Questo non è il caso della Gpa».

 

Mentre in Italia la gestazione per altri era già un reato, ricorda Amnesty, «tale pratica non è vietata, anzi è regolamentata, in molti altri stati, anche europei. La Gpa è una tecnica di procreazione cui fanno ricorso principalmente coppie eterosessuali, ad esempio per ragioni mediche, donne con problemi importanti di fertilità o a cui è stato asportato l’utero oppure colpite da tumori, e in misura minore coppie costituite da due uomini».

 

Anche il Sinodo delle chiese metodiste e valdesi si era espresso nel 2023, votando presso l’Aula sinodale (era il 25 agosto), un ordine del giorno in cui si esprimeva grande preoccupazione per le «politiche che negano i diritti ai bambini e alle bambine già nate», dichiarando un chiaro «no alla criminalizzazione di qualsiasi forma di gestazione per altri, condannando le norme che definiscono la GPA un reato universale».

 

Un documento redatto dalla Commissione per i problemi etici posti dalla scienza (una commissione ad hoc delle chiese battiste, metodiste e valdesi, formata da teologi, medici e scienziati) e prontamente posto al vaglio e all’approfondimento delle chiese locali.

 

Dal momento che uscirono all’epoca articoli fuorvianti, la moderatora della Tavola valdese, Alessandra Trotta, in un commento sul quotidiano Domani (31 agosto 2023) precisava che il Sinodo non era «entrato nel merito delle varie modalità in cui si può concretizzare la pratica di gestazione per altri, fra le quali sono contemplate anche scelte solidali ed altruistiche, totalmente prive di corrispettivo economico e dunque non riconducibili all’orribile semplificazione, del cosiddetto “utero in affitto” che domina nel dibattito e nella comunicazione pubblica», e che il Sinodo non lo aveva fatto responsabilmente proprio perché «le nostre chiese – affermava –, sono abituate ad affrontare temi delicati e complessi che interrogano le coscienze dei credenti sulla base anche di un’adeguata riflessione teologica e di fede, nella consapevolezza che il loro intreccio con difficili nozioni tecnico-scientifiche e problematiche giuridiche e le loro profonde implicazioni umane e sociali rendono serio un dibattito solo se preceduto dalla fatica di un’adeguata informazione e della condivisione di spazi curati per il confronto, accessibili a tutti e tutte».

 

Proprio per soddisfare queste esigenze di informazione ed accompagnamento del discernimento individuale e comunitario, fu inviato alle chiese il documento elaborato dalla Commissione per i problemi etici posti dalla scienza delle chiese valdesi, metodiste e battiste, utile per offrire un contributo al dibattito pubblico ed ecumenico sul tema.

 

Trotta ribadiva ancora sul quotidiano Domani che il testo era utile per «affrontare in modo comprensibile per tutti anche le nozioni e questioni più complesse» seppur rimanendo aperto nelle conclusioni seppur avendo «allargato lo sguardo sui temi ben più ampi in cui la tematica specifica della Gpa appare inserita, quali il senso della genitorialità, la comprensione della dimensione del dono, il rischio della riduzione di esseri umani (ed in particolare del corpo delle donne) a funzioni utilitaristiche, la tensione fra desideri (anche di genitorialità) e diritti».

 

Un documento, come palestra di confronto dentro le chiese, su temi tanto rilevanti e per i quali «il Sinodo – concludeva Trotta – ha avvertito l’esigenza di sviluppare dentro e fuori le chiese il dibattito. Dalla «tutela, al di sopra e al di là di ogni ideologia, dei diritti dei bambini e delle bambine comunque nati dal rischio di essere privati di uno dei due genitori» e infine con un invito alle chiese «ad essere luoghi sicuri e accoglienti per ogni famiglia “reale”, di cui prendersi cura e da supportare al di là delle definizioni ed immagini tradizionali o ideali che ciascuno può legittimamente coltivare (in coerenza con l’ampia riflessione già condotta sul tema delle nuove forme di famiglia, condensata in un documento accolto dal Sinodo nel 2017)», per evitare «in ogni caso la criminalizzazione delle scelte, introducendo per legge nuovi reati addirittura definiti universali».

 

La politica, affermava ancora Trotta sul Domani, «non ha la funzione di realizzare il vero, ma di cercare soluzioni il più possibile eque [e] la misura dell’equità sta nella capacità delle soluzioni adottate di garantire diritti e libertà e aiutare a compiere scelte responsabili nei confronti di problemi complessi, che nessuna ideologia può semplificare – (così si esprimeva il Sinodo nell’anno 2007, nel pieno di altri dibattiti su temi eticamente sensibili) –».

 

Da un punto di vista giuridico, chiude infine il comunicato diramato da Amnesty International Italia: «Quello dello scorso 16 ottobre è un provvedimento di dubbia applicabilità perché manca la premessa fondamentale – ai fini delle indagini e la ricerca delle prove – della rilevanza penale nello stato estero del fatto posto in essere, per il quale si vuole perseguire l’individuo in Italia, in base al principio della doppia incriminazione. In termini pratici, la legge rischia di discriminare soprattutto coppie omogenitoriali e di avere ricadute sulla tutela dei minori in quanto non faciliterà la trascrizione automatica dei certificati di nascita di bambini nati all’estero. È davvero difficile capire come una legge di questo tipo possa essere presentata dai suoi proponenti come norma in difesa dei bambini e delle bambine».

 

Amnesty International Italia, infine, «incoraggia a non sottovalutare l’importanza della trascrizione automatica degli atti di nascita dei bambini nati all’estero da coppie omogenitoriali, che rappresenta un altro aspetto fondamentale per garantire i diritti delle famiglie Lgbtqia+. Amnesty International denuncia questi tentativi di svilire i diritti delle persone con una modalità violenta e discriminatoria».

 

 

 

Foto di Pietro Romeo