Però parlatene. Le mafie e la comunicazione

La collana di volumi «Scintille» dedica l’ultimo suo numero monografico al tema: mafie e comunicazione

 

«Per ciascuno di noi e per ogni organizzazione la comunicazione è un pilastro fondamentale della vita e delle relazioni. Se le modalità comunicative sono importanti per qualsiasi organizzazione perché dovrebbe essere diverso per la mafia? Del resto, come una big company anche l’organizzazione mafiosa cerca consenso e vende prodotti e servizi (illegali).  Per questo è opportuno analizzare e riflettere sul rapporto tra mafie e comunicazione da un duplice punto di vista: come la mafia comunica e come viene comunicata. Da un lato intimidazione, assoggettamento, omertà, uso della simbologia e del gergo, stili di leadership, potere delle parole e forza del silenzio; dall’altro l’importanza della rappresentazione narrativa, giornalistica e cinematografica del fenomeno nella cultura popolare», ricorda nel suo editoriale il direttore di «Scintille», Giorgio Marasco.

 

La collana della Fondazione «Scintille di futuro», tratta temi quali la giustizia, la legalità e il contrasto alla criminalità organizzata. E non poteva che essere così, in quanto la stessa Fondazione è la naturale evoluzione di un percorso lungo una vita, quello del suo fondatore Pietro Grasso.

 

Magistrato dal 1969 e giudice a latere del Maxiprocesso, poi Procuratore capo di Palermo dal 1999 al 2005 e successivamente Procuratore nazionale antimafia fino a dicembre 2012.

 

Nel corso di questa carriera Grasso ha sempre trovato il tempo per incontrare studenti e cittadini, condividendo la sua esperienza e raccontando le sfide del contrasto alle mafie.

 

«Un percorso, però, che trova linfa anche anche dall’esempio e dall’impegno di tante altre persone e che guarda con attenzione alla storia, al passato, partendo come principio d’azione dalla cultura e dalla formazione – dice a Riforma-Eco delle valli valdesi il direttore generale della Fondazione, Alessio Pasquini (e che nella rivista firma il servizio “Il nome delle cosa”) –. Leonardo Sciascia – prosegue Pasquini – ne Il giorno della civetta, offriva ai suoi lettori una fotografia della mafia, oggi più che mai attuale. Il racconto di Sciascia, infatti, non si concentra solo sugli aspetti più eclatanti del fenomeno mafioso, come gli omicidi e le violenze mafiose, esplora invece il legame della mafia con la politica nazionale e con le amministrazioni locali. Un approccio, quello di Sciascia, documentario e privo di prospettive apologetiche. Anche la nostra Fondazione – prosegue Pasquini –, ha deciso di promuovere iniziative di interesse civico e sociale per preservare la memoria, per agire nel presente e per costruire il futuro».

 

È dunque fondamentale che ognuno faccia la sua parte, come afferma Grasso, perché «Senza un impegno condiviso, ciascuno secondo le proprie competenze e possibilità, la lotta contro la criminalità organizzata diventa un’impresa ardua, se non impossibile. È per questo motivo che abbiamo deciso di dare vita a “Scintille di futuro”, convinti che sia necessario unire le competenze di molte persone per riparare il tessuto di un impegno diffuso».

 

Nel volume,  tanti i temi affrontati, per citarne solo alcuni: l’evoluzione storica della rappresentazione mafiosa; cosa e come la mafia comunica verso l’esterno; le modalità di comunicazione interna tra passato e presente; gli stili di comunicazione: condanna e mitizzazione, stereotipi e impegno civile. Tra le firme anche tanti giovani: Benedetta Cipriano, Lorenzo Oni-joseph, Alice Quaranta, Matteo Giada, Elisabetta Minunno e professori, procuratori, attori, giornalisti, scrittori, professionisti: Nicola Gratteri, Antonio Nicaso, Roberto Saviano, Francesco La Licata, Maria Pia Ammirati, Lirio Abbate, Sigfrido Ranucci, Giancarlo De Cataldo, Francesco Cancellato, Marco Santoro, Alessandra Dino, Giulio Cavalli. E interviste a Pif, Claudio Gioè, Tony Sperandeo, Maria Esposito, Michele Zatta.

 

La Fondazione va ben oltre l’importante lavoro redazionale, «negli anni abbiamo collaborato con Istituzioni scolastiche e centinaia di docenti – ricorda infine Pasquini – e incontrato migliaia di studenti in tutta Italia. Dal confronto con le domande e le esigenze emerse abbiamo sviluppato percorsi di formazione con l’obiettivo di fornire strumenti innovativi e dinamici per approfondire la storia recente del nostro Paese e per far conoscere le storie esemplari di chi è stato ucciso dalle mafie a causa del proprio impegno. Attraverso questi progetti vogliamo costruire un network di insegnanti che possano, insieme a noi, costruire nuovi percorsi, scambiarsi opinioni, confrontarsi su opportunità e problemi delle loro classi, per accompagnare al meglio migliaia di studentesse e studenti, di ogni ordine e grado, nel loro percorso di crescita come cittadini consapevoli».

 

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