Arnold Köster, pastore battista che si oppose all’ideologia nazista

Scoperta una targa commemorativa durante le celebrazioni del centenario della chiesa austriaca Mollardgasse a Vienna

 

Il pastore battista di origine tedesca Arnold Köster è stato una delle voci cristiane più importanti della resistenza al nazionalsocialismo nel mondo di lingua tedesca negli anni ’30 e ’40.

Köster fu pastore della chiesa battista di Mollardgasse a Vienna dal 1929 al 1960, l’unica congregazione battista indipendente in Austria all’epoca. Le sue dichiarazioni sul nazionalsocialismo sono rintracciabili in articoli apparsi su riviste battiste e in circa 500 sermoni tenuti durante la presa di potere nazista in Austria.

Predicando due volte la domenica e tenendo una lezione ogni giovedì, Köster è stato descritto da Franz Graf-Stuhlhofer, storico della chiesa e teologo battista, come «uno dei più acuti e incessanti oppositori a livello pubblico dei nazisti nel Grande Reich tedesco». C’erano pochissimi oppositori del genere nell’ambiente della chiesa libera, ha dichiarato Andrea Strübind, un altro teologo e storico battista.

 

Esprimendosi contro la propaganda nazista sul primato della razza ariana, Köster offrì anche rifugio ai perseguitati.

In onore di quanto compiuto dal pastore battista, il consiglio comunale di Vienna ha voluto apporre una targa commemorativa che è stata svelata presso la chiesa battista di Mollardgasse, nel corso delle celebrazioni del suo centesimo anniversario di storia.

 

Alle varie attività legate allo svelamento della targa ha partecipato anche Ewan King, pastore della Heath Street Baptist Church di Londra. King è stato invitato da Dietrich Fischer-Dörl (‘Didi’), l’attuale pastore di Mollardgasse, poiché prima della pandemia le due chiese avevano avviato una collaborazione missionaria interculturale, realizzatasi in viaggi di scambio tra giovani e membri adulti delle due chiese.

Presenti alle celebrazioni diversi leader religiosi e civili. Particolarmente apprezzato l’intervento del vescovo luterano di Vienna, Michael Chalupka, che ha parlato della complicità luterana, della resistenza di Köster, del fallimento della chiesa e della fedeltà di Dio.

 

«Che Arnold Köster sia stato in grado di predicare qui, e di prendere le distanze in modo così chiaro, e di proclamare il Vangelo in modo così chiaro, mi mostra due cose – ha detto Chalupka in un passaggio del suo discorso –. Una di queste l’ho imparata da mia madre, che ha 94 anni e vive felicemente, il che significa che è sopravvissuta a quel periodo. Da bambina mi diceva: “Non lasciare che nessuno ti dica che non lo sapevamo. Sapevamo tutto”. Aveva 15 anni allora, alla fine della guerra mondiale. Cioè, la gente lo sapeva, ed era possibile per loro prendere posizione.

 

Che Arnold Köster non sia stato imprigionato può essere una questione di fortuna. Ma dimostra anche che era possibile parlare, e parlare pubblicamente. Abbiamo sentito che Köster non ha parlato nel nulla: c’erano centinaia di persone presenti; è stato scritto, è stato reso pubblico.

Mi sono chiesto, perché il protestantesimo esiste ancora in Austria? Penso che sia anche grazie a quelle persone che hanno predicato il Vangelo in quel periodo. Il teologo tedesco Helmut Gollwitzer ha detto che l’abuso del Vangelo non rimane impunito. Lo ha detto rispetto all’apartheid in Sudafrica. Cioè, non si può provare a piegare il Vangelo: esso prevarrà».

 

E in conclusione, facendo riferimento alla celebrazione del centenario della chiesa di Mollardgasse, il vescovo Chalupka ha aggiunto: «(…) Credo che il caro Dio ha fondato le denominazioni per questo motivo: non ha dovuto darci il tesoro del Vangelo tutto in un unico scrigno, con cui le persone potevano fare ciò che volevano. Invece, da qualche parte ci sarà sempre una denominazione in cui il Vangelo è preservato forte e puro, solo (non siate delusi) non saranno sempre i Battisti! Abbiamo il dovere di essere sentinelle gli uni degli altri. E per questo motivo sono felice che questo dovere sia stato svolto qui, vi ringrazio e vi auguro di continuare a svolgere questo dovere per i prossimi 100 anni, e per la mia chiesa desidero che non cada mai più in errore».