Mettere in gioco l’intero nostro essere

Un giorno una parola – commento a Luca 21, 2-4

Meglio un piatto d’erbe, doc’è l’amore, che un bue ingrassato, doc’è l’odio

Proverbi 15, 17

 

Gesù vide anche una vedova poveretta che vi metteva due spiccioli; e disse: «In verità vi dico che questa povera vedova ha messo più di tutti, perché tutti costoro hanno messo nelle offerte del loro superfluo, ma lei vi ha messo del suo necessario, tutto quello che aveva per vivere».

Luca 21, 2-4

 

 

 

È il tempo della Pasqua e Gesù è seduto su un muretto di fronte alle urne dove i fedeli depositano la propria offerta. Tra questi giunge una povera vedova che getta nell’urna due monetine di rame – pochi centesimi. Nessuno l’ha notata, tranne Gesù. Egli, infatti deve chiamare i suoi discepoli (la chiesa!), e far notare loro l’importanza di quanto è avvenuto. «È vero, dice il Maestro, che quella donna ha messo nella borsa della colletta una somma irrisoria ma, povera com’è, ha donato tutto ciò che aveva per vivere».

 

Da questo semplice episodio scaturiscono diversi insegnamenti. Il primo nasce dal fatto (che spesso passa inosservato) che la vedova ha versato due monete: una poteva tenersela! Evidentemente la donna sa amare senza fare calcoli di convenienza e confidando nella benedizione e nell’accompagnamento del Signore. In secondo luogo, in un tempo come il nostro, in cui il denaro sembra essere la misura di tutte le cose, questo piccolo episodio assume un significato molto importante: non è tanto importante quanto si ha, ma come si ha. Il dono totale della vedova è un’anticipazione del dono che Gesù farà di sé.

 

E anche il modo con il quale la vedova dona, senza calcolo e senza clamore, è un’indicazione preziosa su come i cristiani e le cristiane siano chiamate a costruire la chiesa: essa è la comunità nella quale il cristiano è invitato a donare, non una struttura di cui usufruire ed a cui richiedere soltanto dei servizi. Infine, molto spesso cerchiamo di distinguere fra quella che reputiamo la “nostra” vita e quella parte di essa che ci sentiamo di donare al Signore. La risposta che viene data è di quelle che non ammettono repliche: è l’intero nostro essere che ci viene chiesto di mettere in gioco. Questa è esattamente la strada che Dio ha scelto nei nostri confronti, quando si è donato completamente a noi sulla croce.

 

Quelle due piccole monete di rame diventano così il simbolo di un amore che non conosce confini né avarizie – e di un dono di sé che arriva fino al sacrificio della croce.

 

 

 

Immagine: Phillip Medhurst, Collection of Bible illustrations, presso la Belgrave Hall, Leicester, Inghilterra (Wikimedia)