Il perdono di cui parla Gesù
Un giorno una parola – commento a Luca 23, 34
Presso di te è il perdono, perché tu sia temuto
Salmo 130, 4
Gesù diceva: «Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno»
Luca 23, 34
“Non sanno quello che fanno”. Le parole di Gesù nel chiedere il perdono dei suoi carnefici, sono a volte usate nel linguaggio quotidiano per giustificare il male che non riusciamo ad accettare, a comprendere, che ci appare troppo assurdo, oltre misura. Non sanno quello che fanno perché non è possibile che un essere umano possa, in perfetta coscienza e lucidità di mente, commettere atti che di umano non hanno nulla. Al perdono, comunque lo si intenda, non è mai stata sottesa la giustificazione del male.
Anche in giurisprudenza il non era capace di intendere e volere nel momento del reato, può al massimo costituire un attenuante, ma mai dare legittimità all’impunità. Ma il perdono di cui parla Gesù è gratuito, prescinde dai meriti e quindi dall’opera dell’uomo. Lo stato di ignoranza in cui si trova l’umanità, avvolta ancora nelle tenebre come dimostrano i numerosi conflitti di genere diverso, da quelli sociali a quelli nazionalisti, da quelli politici a quelli religiosi, è portato davanti al Signore non per assolvere evitando il giudizio. Gesù fotografa una realtà a cui solo la grazia può porre rimedio. Il cambio epistemologico è rivoluzionario.
La conoscenza del bene non è un prodotto dell’umano, ma della grazia con la quale il Signore ci apre cuori e menti, alla verità del bene-vita. Si passa da una conoscenza logico-dimostrativa della filosofia, della scienza a una conoscenza come dono di Dio tramite Cristo. Ignoranza è ignoranza del legame con Dio e, dunque, tra gli esseri viventi. Uscire da questo stato di obnubilamento significa ricomporre quel legame spezzato restituendoci alla nostra umanità autentica. Amen.