Non c’è ossa secca che non possa rinvigorirsi

Un giorno una parola – commento a Ezechiele 37, 11-12

Egli mi disse: «Figlio d’uomo, queste ossa sono tutta la casa d’Israele. Ecco, essi dicono: “Le nostre ossa sono secche, la nostra speranza è svanita, noi siamo perduti!” Perciò, profetizza e di’ loro: Così parla il Signore, Dio: “Ecco, io aprirò le vostre tombe, vi tirerò fuori dalle vostre tombe, o popolo mio, e vi ricondurrò nel paese d’Israele”»
Ezechiele 37, 11-12

Così è pure della risurrezione dei morti. Il corpo è seminato corruttibile e risuscita incorruttibile; (…) è seminato corpo naturale e risuscita corpo spirituale. Se c’è un corpo naturale, c’è anche un corpo spirituale
I Corinzi 15, 42;44

Nelle nostre società di morte, la morte è un tabù. Scongiuri d’ogni tipo l’accompagnano. Nessuno la riconosce e nessuno se ne vuole fare carico. Nessuno si vuole confrontare con essa. Le nostre società del giovanilismo oltre età, del mito di una medicina capace di allungare la vita, come se questo fosse in sé un valore e, contemporaneamente, del disprezzo della dignità umana, uno dei brani più commoventi della Bibbia appare come dissonante. Parla a un popolo in esilio Ezechiele. Parla a chi ha una pietra sul cuore, non vede orizzonte di speranza. A chi la morte ce l’ha innanzitutto dentro di sé. Chi si accorge nelle nostre città quanta morte c’è? Le guerre terrene, quelle più vicine, ai nostri confini, ad Est come sulla sponda del Mediterraneo, o quelle lontane di cui i media non si occupano, hanno almeno l’evidenza del male, con il carico di sangue innocente, di distruzione che arrecano. Ma le nostre guerre intestine, quelle che corrodono le nostre anime, si camuffano, si travestono da un progresso che non c’è. Zombie da supermercato o zombi da droghe annichilenti, fanno perdere la coscienza di se stessi/e. Ed è qui il nucleo profondo che il profeta Ezechiele va a toccare, la corda invisibile che muove le esistenze. La coscienza delle proprie responsabilità, del perché si è giunti a questo punto di autodistruzione. Interrogarci su qual è il nostro peccato. E poi si squarciano i cieli. Non c’è ossa secca che non possa rinvigorirsi. La pietra tombale può essere rimossa, possiamo uscire dai nostri sepolcri. Per noi cristiani, Ezechiele anticipa la buona novella della salvezza di nostro Signore Gesù Cristo. Ma quanto è vero che Cristo non ci appartiene, non dobbiamo chiuderlo a nostra volta nel sepolcro, l’annuncio universale travalica i confini di terre e religioni, di culture e tradizioni. Amen.