La consolazione di Dio

Un giorno una parola – commento a Salmo 119, 82

 

Si spengono i miei occhi desiderosi della tua parola, mentre dico: «Quando mi consolerai?»

Salmo 119, 82

 

 

Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, per ottenere misericordia e trovare grazia e essere soccorsi al momento opportuno

Ebrei 4, 16

 

 

 

Attendere non è la cosa che ci riesce meglio, soprattutto quando ci troviamo in difficoltà, quando la sofferenza, il dolore, l’incertezza mettono a rischio la serenità dell’esistenza. Riusciamo a comprendere la situazione del salmista perché anche noi abbiamo sicuramente provato cosa significhi avere gli occhi che si spengono, desiderare qualcosa che non arriva e di cui si ha assolutamente bisogno per essere consolati, per trovare sollievo e quel poco di energia che basti per andare avanti in qualche modo.

 

Ma spesso noi non aspettiamo solo una parola: non abbiamo grande fiducia nelle parole, di cui non sempre ci si può fidare, che vanno comunque verificate, che a volte sono taglienti come lame affilate, che per avere effetto devono necessariamente essere seguite da un’azione concreta, altrimenti sono solo parole al vento.

 

Eppure, il salmista attende desideroso solo una parola e si chiede quando Dio si deciderà a rivolgergli quella parola, unica in grado di consolarlo. Quella parola risolutrice e definitiva, quella parola che crea, salva, dona speranza e quindi vera consolazione perché è in grado di cambiare e rinnovare veramente la vita di chi la ascolta. Quella parola che nel salmo è legge, via, luce, gioia, salvezza, delizia.

 

Quella parola che nell’essere pronunciata rassicura perché Dio ascolta e risponde; quella parola che indica e esorta, ma anche sostiene e accompagna; una parola che consola perché nell’accoglierla con fede, accogliamo il progetto di amore e vita di Dio per l’umanità: salvezza, dignità, benessere, pace, giustizia, amore per chiunque confida in lui. Amen.