Zurigo. Un movimento verde che fa bene alle chiese
La chiesa di lingua italiana promuove iniziative legate al tema ambientale
La chiesa di lingua italiana di Zurigo ha realizzato di recente due iniziative sull’ambiente: il 31 agosto, la visita al Centro di raccolta, smaltimento e riciclaggio rifiuti di Klingnau, il 14 settembre la partecipazione al Cleanup Day. Ne abbiamo parlato con il pastore Herbert Anders, da due anni nella comunità svizzera dopo aver servito a lungo le chiese battiste italiane, che ci ha spiegato che l’intento era sensibilizzare soprattutto i bambini, ma la partecipazione è stata molto intergenerazionale, dai 10 ai 75 anni, e «alla fine ci siamo sensibilizzati tutti, a non “usare per buttare”, che è un po’ il cruccio della nostra società dei consumi».
Nella prima giornata, racconta, «abbiamo risposto all’invito di questo centro al confine con la Germania, ed è stato molto interessante scoprire le sfide che si devono affrontare, di cui spesso non ci rendiamo conto, ma che è importante conoscere per fare bene la raccolta. Una delle principali è il fatto che i rifiuti non arrivano puliti, ma contaminati da altri materiali: ci hanno raccontato il caso emblematico di una piccola batteria a bottone finita nella raccolta plastica, che rompendosi ha provocato un incendio che ha distrutto tutto il capannone. Un’altra cosa che ci ha stupito molto è che molto dello smistamento viene fatto a mano, quindi è importante il nostro lavoro a monte… il riciclo riesce bene quando i materiali sono divisi bene».
L’altra iniziativa a cui la chiesa ha aderito è il Cleanup Day, azione sociale globale (aderiscono tutti i 193 paesi membri dell’Onu) partita dall’Estonia nel 2008: «Setacciando tutto un quartiere, in collaborazione con altre chiese, abbiamo riempito parecchi sacchetti, soprattutto con mozziconi di sigarette, tappi di bottiglie, qualche lattina e bottiglia». Certo, fare questa raccolta a Centocelle sarebbe stato più facile, commenta con una battuta il pastore, richiamando il quartiere romano dove era in servizio prima di trasferirsi in Svizzera. Ma la differenza tra i due contesti non è così profonda come ci aspeteremmo, soprattutto parlando di chiese: «Ho trovato molta sensibilità ovunque, abbiamo fatto tanti progetti a Roma, credo che la differenza sia che qui in Svizzera ci sono più mezzi a disposizione, e quindi gli interventi che possiamo fare come chiese sono più sostenuti e potenzialmente più incisivi. Ma la questione è che il poco che possiamo fare non salva il mondo: si tratta di diffondere l’idea della cura e della preoccupazione per queste cose, e lo si fa tanto a Roma quanto a Zurigo».
La chiesa di lingua italiana è inserita in un contesto di forte impegno e con le giuste risorse per pensare al futuro, ha concluso il pastore: «A Zurigo le chiese hanno deliberato tutte insieme che entro il 2025 devono avere avviato la pratica per raggiungere la certificazione del Gallo Verde (sistema di certificazione ambientale delle chiese tedesche, nato nel 2001, secondo i requisiti del sistema europeo Emas, ndr). Questo mette in moto tutti, dai pastori a chi si occupa degli edifici o dell’amministrazione, e fa bene alle chiese nel complesso… Abbiamo poi lavorato a delle linee guida, anche su base teologica, che dichiarano il nostro impegno in questa direzione e indicano come procedere. Inoltre, nella nostra chiesa si sono concluse le trivellazioni esplorative e dall’anno prossimo sarà riscaldata geotermicamente».