A Milano una mostra su Giovanni Luzzi
L’autore della “Riveduta” della Bibbia di Giovanni Diodati raccontato grazie all’archivio della Chiesa riformata di Poschiavo
Il nome di Giovanni Luzzi è familiare agli evangelici come autore dell’edizione “riveduta in testo originale” della Bibbia di Giovanni Diodati: di quel lavoro ricorre, in questo 2024 “saturo di storia”, il centenario. Se il nome è noto, non altrettanto si può dire della personalità di questo protagonista dell’evangelismo italiano a cavallo fra XIX e XX secolo. Una mostra inaugurata il 26 settembre a Milano con una vivace conferenza del curatore, il pastore Paolo Tognina, (reperibile su Youtube) offre la possibilità di conoscere la persona e l’opera di Luzzi al di là del suo lavoro più celebre.
Nato in Engadina (il cognome originario era Lüzi) Luzzi ebbe per seconda patria la Toscana, dove i genitori emigrarono nel 1857, quando lui aveva un anno (il padre gestiva a Lucca il caffè “La Fratellanza”). Si iscrisse alla Facoltà Valdese di Teologia che all’epoca era a Firenze e nella stessa città prestò servizio presso l’Istituto Comandi. Ottenuta una borsa di studio, perfezionò i suoi studi a Edimburgo ove la sua vocazione si precisò in tre direzioni: l’esegesi storico-critica, la passione per le lingue bibliche e la sensibilità per una predicazione orientata verso l’impegno sociale sul modello dell’Esercito della Salvezza.
La mostra illustra queste tre direzioni della vocazione di Luzzi: pastore a Firenze, con l’aiuto del cognato, il medico scozzese Thomas Henderson, aprì nel popolare quartiere di S.Frediano una mensa per i poveri e un dispensario medico, mentre conduceva parallelamente l’opera di evangelizzazione basata su un’apprezzata ed efficace predicazione. Chiamato alla cattedra di teologia sistematica alla Facoltà valdese nel 1902, a partire dal 1906 si dedicò alla revisione della Bibbia di Diodati pubblicata, come si è detto, nel 1924; ma già dal 1909 aveva iniziato la pubblicazione di una moderna traduzione annotata del Nuovo Testamento che fu ultimata nel 1911.
Una successiva edizione dei quattro evangeli e dei salmi fu distribuita durante la prima guerra mondiale ai soldati rispondendo a un’esigenza particolarmente sentita e suscitando il consenso anche di molti cappellani cattolici. Negli anni seguenti Luzzi intraprese in completa solitudine la traduzione integrale della Bibbia per l’editore Sansoni. La storia di quest’opera colossale è avvincente: un pronunciamento del S.Uffizio nel 1925 determinò la risoluzione del contratto con Sansoni e costrinse il traduttore a farsi anche editore dei volumi (Editrice Fides et Amor) che venivano pubblicati separatamente, con il sostegno finanziario di donatori americani, man mano che venivano tradotti.
I 12 volumi della Bibbia di Giovanni Luzzi, comprendenti anche note e illustrazioni, non furono certo una brillante operazione commerciale ma, circolando negli ambienti cattolici più aperti, anticiparono e prepararono l’ecumenismo dell’epoca postconciliare e lo storico traguardo della traduzione interconfessionale del Nuovo testamento del 1976.
Luzzi restò abbastanza isolato nel mondo evangelico italiano: abbandonò la facoltà già nel 1923 per motivi personali ma anche per una certa incomprensione da parte della nuova generazione di studenti, insofferenti del suo liberalismo teologico e progressivamente orientati verso il barthismo. Trasferitosi a Poschiavo, svolse l’attività pastorale e di traduttore mentre restava in contatto epistolare con figure come Giovanni Semeria, Ernesto Buonaiuti, Camillo Olivetti. L’apertura ecumenica di Luzzi è testimoniata dalla formulazione di un Credo che propose come base per una “Fratellanza cristiana” tra le due parrocchie (evangelica e cattolica) di Poschiavo.
La mostra, visitabile presso la Sala Claudiana di via Francesco Sforza fino al 5 novembre, comprende un ricco repertorio fotografico in gran parte proveniente dall’archivio della chiesa riformata di Poschiavo. Visitarla permetterà ai tanti che hanno conosciuto il nome di Giovanni Luzzi aprendo la prima pagina della “sua” Riveduta, di scoprire la reale dimensione di questo “gigante troppo presto dimenticato” secondo l’efficace sintesi di Paolo Tognina.