«Noi siamo la mano di Dio…»
La missione urbana della pastora brasiliana Eliad Dias Dos Santos con la chiesa metodista di Roma
«Noi siamo la mano di Dio, nel percorso che facciamo insieme a queste persone…». La pastora metodista brasiliana Eliad Dias Dos Santos è una delle coordinatrici e relatrici del corso di formazione per volontarie e volontari organizzato dal Gruppo territoriale romano della Diaconia valdese e dalla Consulta delle chiese evangeliche del territorio romano di cui abbiamo parlato qui.
In Italia dal 2022 per un progetto della Global Ministries della Chiesa metodista unita (Umc) realizzato con l’Opcemi (Opera per le chiese evangeliche metodiste in Italia), la chiesa metodista locale e l’otto per mille dell’Unione delle chiese metodiste e valdesi, ci racconta come procede la “missione urbana” in cui è impegnata con i volontari di Breakfast Time.
Per la competenza ed esperienza maturata nel suo paese nella “diaconia per i poveri” (ha un Master in questo), lavorando insieme ad altre associazioni e alle suore cattoliche con le vittime di tratta e prostituzione, è stata infatti assegnata al progetto Breakfast Time, attivo da più di sei anni all’interno della chiesa metodista di Roma (v. XX settembre) curata dalla pastora Mirella Manocchio, già presidente dell’Opcemi e in tale veste promotrice del progetto che vede coinvolta la pastora Dos Santos.
Il compito della pastora Dos Santos era di ampliare il servizio di colazione ai senzatetto della zona della stazione Termini, fornito con costanza e passione dai volontari che nel tempo si sono succeduti, e al tempo stesso di sviluppare nuove competenze nella comunità, nell’ottica di diventare sempre più “chiesa missionaria”.
Per fare questo era necessario creare uno spazio in cui le persone potessero non solo fare la doccia, lavare i vestiti, ma anche riposare, raccontarsi, e avere un supporto per uscire dalla loro condizione, un aiuto per ritrovare anzitutto la loro dignità.
Nei primi tre giorni della settimana si tiene il corso di italiano, e il mercoledì la pastora Santos offre un servizio di counseling, «per fare un ascolto più profondo dei racconti delle loro vite, e allo stesso tempo aiutare queste persone nelle questioni pratiche, dei documenti, della ricerca di lavoro, con la mia esperienza diretta di migrazione posso aiutarli».
È un lavoro impegnativo, crea un percorso personalizzato per ciascuno, anche in base alle singole aspettative… occorre «aiutarli ad avere più autostima e fiducia in sé stessi, a realizzare il loro percorso di vita qui a Roma. Molte persone pensano che basti cambiare paese per cambiare vita. In realtà non basta, se una persona aveva un problema nel suo Paese se lo porta dietro. La questione è capire qual è il loro vero desiderio, se vogliono iniziare una nuova vita, con una nuova prospettiva, o se il loro obiettivo era magari allontanarsi dalla famiglia con cui avevano dei problemi. È fondamentale capire perché sono arrivati qui…».
Questo lavoro viene svolto in rete con altre realtà di Roma, spiega la pastora, grazie a cui «possiamo contare su uno psicologo e uno psichiatra specializzati in migrazione, perché è importante capire come funziona la vita e la mente di una persona che affronta questo cambiamento. Capire da dove è arrivata, e come… chi arriva dall’Africa, per esempio, deve affrontare la difficoltà non solo della lingua, ma del razzismo, della xenofobia… Se non capisce che cosa le succede, come può fare un percorso qui in Italia? Il nostro compito è quindi aiutare queste persone affinché non siano solo numeri, perché non sono tutte uguali… Dobbiamo aiutarle a capire e a gestire la loro situazione».
Pensando anche all’esperienza di San Paolo, dove ha lavorato con situazioni terribili, ci ricorda un aspetto molto importante, quello del contatto empatico con le persone: «È questa confidenza che per me fa la differenza, in questo lavoro. Può essere un processo a volte un po’ lento, ma profondo»: in questo modo la chiesa diventa uno spazio di aiuto e di appoggio e i suoi volontari diventano persone di riferimento importanti.