Comunità di discepoli credenti e dubitanti
Un giorno una parola – commento a Matteo 28, 17-18
Ecco, io sono il Signore, Dio di ogni carne; c’è forse qualcosa di troppo difficile per me?
Geremia 32, 27
E, vedutolo, l’adorarono; alcuni però dubitarono. E Gesù, avvicinatosi, parlò loro, dicendo: «Ogni potere mi è stato dato in cielo e sulla terra…»
Matteo 28, 17-18
L’esistenza del popolo di Dio riposa su un miracolo, perché nulla è troppo difficile per il Signore, il Sovrano cosmico su ogni essere umano; neppure i nostri dubbi possono impedirgli di agire a nostro favore; questo prodigio non ammette però una fuga dalla nostra responsabilità morale. Anche gli Undici sono responsabili: tra la vita terrena di Gesù e la sua presenza autorevole come Signore Risorto c’è di mezzo la croce e il rinnegamento.
Perdurano i dubbi e l’inquietudine, ma Dio in Cristo agirà al di là di quanto Israele, gli undici e la Chiesa pensano sia possibile. Gesù è stato innalzato mediante la morte e resurrezione, ma non aspetta passivamente in cielo la sua gloriosa venuta come giudice della storia: esercita fin d’ora la sua autorità come Figlio plenipotenziario di Dio. Il Grande Mandato, “Andate, fate miei discepoli tutte le genti…” si fonda sulla signoria attuale del Risorto, nostro contemporaneo, che non ha esaurito il suo compito, né si assenta dal mondo, ma è presente fino alla fine: esercita la sua autorità sul secolo, su scienza, arti, sulla chiesa e sulle religioni. Ma non si tratta di un potere visibile, rimane nascosto come lievito nella farina, come il chicco nella terra.
Anche noi facciamo l’esperienza dei primi discepoli? Ci rechiamo sul colle indicato da Gesù, delle Beatitudini, in Galilea, luogo dove Gesù e noi viviamo la vita di ogni giorno, dove lo vediamo e – nonostante i nostri dubbi, lo adoriamo. Dio-con-noi conduce le genti al discepolato, e il mondo al suo compimento. A noi è conferita l’autorità di andare, ma non “ammaestriamo”, uno solo è il Maestro.
In parola ed opera rendiamo le persone discepole dell’unico Maestro, di cui i primi sono undici, non più Dodici, mancandone uno, e la Comunità di discepoli credenti e dubitanti sarà nei secoli strutturalmente imperfetta. Il peccato e il rinnegamento si insinuano nella Comunità anche laddove si ascolta tutto ciò che Gesù ha comandato e lo si insegna: bisogna mettere in pratica le parole di Gesù, senza sconti. Amen.