Aiutiamo i costruttori di pace
La rubrica “Tra le parole” della trasmissione Culto Evangelico si è occupata di Pace, fra Africa e Medio Oriente
Si è tenuta a Torino (dal 18 al 22 settembre) la sesta edizione del Festival delle migrazioni dal titolo: «Equilibri, disequilibri, cadute». L’ evento organizzato da Almateatro, AMA Factory e Tedacà ha visto anche quest’anno (nel fitto calendario di incontri) due appuntamenti in collaborazione con il nostro settimanale Riforma – L’Eco delle valli valdesi. Il primo, quello di sabato 21 (nella suggestiva cornice di San Pietro in Vincoli) formativo per giornalisti, dal titolo Africa – Equilibri e disequilibri incentrato sui «conflitti e le contese di un territorio, quello africano, cruciale per gli assetti e le prospettive internazionali». A parlarne Enzo Nucci – autore del libro Africa Contesa (Infinito edizioni) –, Berthin Nzonza coordinatore dell’Associazione Mosaico di Torino, e Paola Barretta, coordinatrice di “Carta di Roma”, associazione nella quale la Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei) siede nel direttivo e di cui è stata cofondatrice (l’associazione è nata nel dicembre 2011 per dare attuazione al protocollo deontologico per una informazione corretta sui temi dell’immigrazione siglato dal Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti e dalla Federazione nazionale della Stampa italiana, nel giugno del 2008).
Il secondo, domenica 22 alle 18.30 (sempre a San Pietro in Vincoli, anch’esso valido per la formazione per giornalisti) dal titolo Medio Oriente. Per una pace possibile attraversando il conflitto, con gli interventi di Giorgio Gomel, presidente di Alliance for Middle East Peace Europe; Izzedin Elzir, Imam di Firenze; Gianni D’Elia, del Centro Studi Sereno Regis; Anna Meli, presidente di Cospe, associazione di cooperazione internazionale che recentemente ha partecipato alla Carovana per Rafah.
Due incontri intensi, uno più ricco di speranze per l’Africa «oggi nelle mani di tanti giovani» e che Nucci ha simbolicamente e meritoriamente definito come una «pentola a pressione capace di tenere sveglio l’Occidente e soprattutto l’intero Continente africano, oggi più che mai protagonista geopolitico seppur circondato da un mondo in subbuglio e che ha visto tramontare le vecchie alleanze (europee e americane) in favore di altre, nuove e variegate: Cina e Russia dapprima, India, Turchia, Brasile, Corea, Giappone, Qatar, Emirati Arabi Uniti». L’autore ha citato poi «l’insorgere di un più dinamico “multi allineamento” su scala globale, foriero di rischi ma anche di grandi opportunità».
L’incontro sul Medio Oriente, lacerato dalla tragedia in corso (la guerra tra il governo israeliano e Hamas, oggi spintasi anche sul fronte libanese con l’Iran all’orizzonte), caratterizzato da emozioni contrastanti, ha preso le mosse da un principio cardine, quello di «equivicinanza» alle popolazioni che soffrono con un punto fermo: «si fermino le armi, si cerchi la pace».
Pace, si è detto, «è oggi una parola che rischia di suonare vuota». Proprio nel tentivo di riempirla è stato ricordato il prezioso e difficile lavoro che molti costruttori di pace in quei territori continuano a fare per una riconciliazione tra le parti, malgrado tutto. La tavola rotonda è stata altresì un’occasione preziosa per ricordare la sottoscrizione Fcei, lanciata per sostenere gli aiuti umanitari per Gaza, un suo ospedale, e per attivare in collaborazione con il Centro studi Confronti – con il motto «Fermiamo l’odio, aiutiamo i costruttori di pace» – progetti di dialogo e di convivenza tra israeliani e palestinesi. «Azioni concrete e da sostenere», hanno ribadito Gomel, Elzir, Meli ed Elia, mente raccontavano al pubblico presente e senza infingimenti la preoccupante situazione mediorientale, «segnata da una drammatica escalation di terrore, odio e violenza».
I contribuiti possono essere inviati all’IBAN IT 26 X 02008 05203 000104203419 (conto bancario
intestato alla Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia – Via Firenze 38, 00184 Roma,
Unicredit – Via Vittorio Emanuele Orlando, 70 – 00185 Roma), specificando nella causale: “Fermiamo l’odio”
Foto di Gianni Vidoni